Cultura e spettacoli - 25 febbraio 2021, 16:02

Caravaggio arriva ai Musei Reali: "Un prestito da Roma che richiama al coraggio" [FOTO]

Appartenente alle collezioni delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, il "San Giovanni Battista" sarà esposto in Galleria Sabauda fino al 30 maggio

"San Giovanni Battista" di Caravaggio ai Musei Reali

La forza dirompente della pittura di Caravaggio fa breccia nel cuore sabaudo dei Musei Reali. E' arrivato ieri, a Torino, grazie a un fortunato scambio con le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, il San Giovanni Battista, dipinto da Michelangelo Merisi tra il 1604 e il 1606, che sarà esposto in Galleria Sabauda fino al 30 maggio

Attesissima e conclamata, la star più iconica e trasgressiva dell'arte italiana post rinascimentale è stata accolta con tutti gli onori. Quasi come un'epifania portatrice di speranza e ritrovato benessere nel sistema museale dopo l'annus horribilis del Covid.

Un autentico evento espositivo, che già nei giorni scorsi ha richiamato tanti visitatori curiosi, sostenuto dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e da Reale Mutua. Nello stesso periodo, Palazzo Barberini ospita la mostra L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano, che include la rarissima tavola di Hans Memling con la Passione di Cristo, conservata alla Galleria Sabauda. 

“Nonostante i mesi di lockdown, i Musei Reali non si sono mai fermati. - dichiara Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali -. L’emergenza ha evidenziato la necessità di offrire al pubblico proposte culturali inedite, misurate sulle attuali esigenze di fruizione e di sostenibilità, sviluppate anche in collaborazione con altre realtà nazionali. Questo prestito per noi è molto significativo, non solo per il valore intrinseco di Caravaggio, ma anche perché si inserisce dentro una collezione importantissima, fungendo da forza centripeta di tutto il percorso di visita".

"In questo momento di scarsa mobilità, dove i musei sono un polo d'attrazione, vogliamo dedicare questa mostra soprattutto ai visitatori del territorio - ha aggiunto -. E' a loro che dobbiamo rivolgerci promuovendo narrazioni sempre nuove. E cosa c'è di più potente di Caravaggio, per indicarci di continuare ad avere coraggio nonostante le difficoltà, proprio lui che ha saputo rompere tutte le convenzioni. Oggi i Musei Reali si fanno promotori di un costante scambio e confronto con lo scenario nazionale, oggi essenziale per offrire al pubblico nuovi contenuti capaci di moltiplicare le opportunità di conoscenza e di esperienza”.

Nell'opera, della cui origine non si hanno notizie certe, Caravaggio mostra il Battista in una veste inedita, ancora adolescente, durante un momento di riposo nel deserto, dove, da asceta, trascorse gran parte della sua esistenza. Una raffigurazione ben diversa dalla classica iconografia quattro-cinquecentesca, che mostra qui uno dei santi più venerati dalla cristianità in un'attitudine sensuale, erotica, accostabile, per certi versi, a quei "ragazzi di vita" tipici dell'estetica di Pier Paolo Pasolini.

La figura, avvolta in un mantello rosso, emerge dall’oscurità sbilanciandosi a sinistra, con il volto in penombra e le mani indurite dal sole; lo sguardo, schivo e malinconico, è rivolto al buio oltre la cornice, come sorpreso da una misteriosa presenza. E' un viso che si prepara ad accogliere la luce divina, aprendo la strada al magistrale lavoro sul chiaroscuro che diventerà la cifra stilistica di Caravaggio in quegli anni. Accanto, gli attributi che ne qualificano l’identità: la croce di canne e la ciotola per i battesimi.

La composizione, di forte realismo e di grande impatto drammatico, sembra ispirarsi al Galata morente, celebre scultura greca nota attraverso una copia di età romana ritrovata negli scavi di Villa Ludovisi agli inizi del Seicento.

Malgrado le incertezze delle fonti, sappiamo che nel 1784 la tela faceva parte della Collezione Corsini di Roma, dove era forse approdata in seguito al matrimonio tra Bartolomeo Corsini e Vittoria Felice Barberini Colonna, nel 1758. Al tema di san Giovanni nel deserto Caravaggio dedica diverse versioni, tra cui quella ora a Kansas City, che fu commissionata dal banchiere genovese Ottavio Costa nel 1604 e che mostra forti affinità con la tela Corsini, cronologicamente vicina.

Attorno al Battista, i Musei Reali hanno allestito una mostra-dossier per presentare organicamente al pubblico il linguaggio rivoluzionario del primo grande genio dell'arte moderna, rivelando anche lo stretto dialogo che intercorre con le opere di quei pittori italiani e stranieri, di prima e seconda generazione, profondamente influenzati dalla sua pittura.

Alcuni, come Giovanni Baglione, coetaneo del Merisi e suo acerrimo nemico, interpretano solo esteriormente i modelli del maestro; altri come Valentin, Vignon, Ribera e Serodine ripropongono con grande rigore l’umiltà mistica dei santi a partire da invenzioni caravaggesche. Altri ancora, come Antiveduto Gramatica e Orazio Riminaldi, guardano al profondo naturalismo e alle nuove tematiche introdotte dal Merisi, mentre il pittore olandese Matthias Stomer porta avanti nei suoi quadri a “lume di notte” i vigorosi contrasti tra luci e ombre.

Caravaggio affascinò non solo i grandi collezionisti del tempo, ma anche i Savoia: come mostrano le opere esposte, la casa reale piemontese si aggiornò subito sulla moderna pittura di realtà, ampiamente documentata negli inventari degli anni Trenta del Seicento. Sarà Orazio Gentileschi a donare proprio al duca sabaudo Carlo Emanuele I, nel 1623, la splendida pala con l’Annunciazione, una delle sue opere più intense e significative.

La ricerca esasperata del vero, l'attenzione all'aderenza storica dei fatti, la scarnificazione dei dettagli e degli elementi decorativi: è la rivoluzione caravaggesca che ancora oggi ci ammalia e ci seduce, proprio come il San Giovanni fanciullo dalle carni turgide in tutta la freschezza della giovinezza. 

Manuela Marascio