- 27 febbraio 2021, 12:36

L'invenzione del Pancarré. Una storia raccontata da un punto di vista insolito

La storia del pane consegnato a faccia sotto è diventata una barzelletta e ne hanno parlato e riso talmente tanto che, alla fine, chi di dovere ha preso provvedimenti

pancarré

L'invenzione del Pancarré. Una storia raccontata da un punto di vista insolito

Diversi luoghi e soggetti rivendicano l’invenzione del pancarré. Noi, ovviamente, riportiamo quella tutta torinese. Il pancarré sarebbe stato inventato dai panettieri torinesi durante il XIV secolo. Questi, non potendo più dimostrare il loro disprezzo al boia consegnandogli il pane a pancia in su, ovviarono inventando un pane apposito per lui, senza un sopra e neanche un sotto, il pancarré. Inventato per raggirare un editto e continuare ad offendere il boia.

La folla urla e insulta. Il malcapitato ha le gambe che gli tremano. Cercherò di essere più rapido possibile, nessuno dovrebbe salutare questa terra nel terrore.

Non amo il mio lavoro ma mi permette di vivere bene. E poi qualcuno deve pur farlo.

La gente insulta ladri e assassini quando sono al patibolo ma poi quando tutto passa, la testa cade e si torna per le strade, quello ad essere insultato sono io. Il boia.

Le mie mani sono sporche di sangue, non lo nego. Ma lo sono anche quelle del giudice e soprattutto quelle della folla assetata del dolore altrui che, alla faccia di ciò che ci ha lasciato detto nostro signore Gesù Cristo, di “prime pietre” ne scaglia un bel po'.

Ogni volta che c'è un'esecuzione la piazza è così piena che, tra una spalla e l'altra, non riuscirebbe a cadere a terra neanche una capocchia di spillo. Stanno tutti là ad abbeverarsi del sangue colpevole del condannato. Senza carità cristiana. Senza perdono nel cuore. Senza vergogna negli occhi.

Loro urlano, incitano, maledicono. Ma poi sono io quello che viene segnato per strada, evitato come se infetto, insultato come se colpevole. Ma colpevole di cosa? Io per le anime e i corpi dei condannati la mostro un po' di pietà. Sono rapido e preciso. Mi pagano bene ma il mio lavoro non potrei farlo meglio.

Mentre loro, probabilmente, sarebbero contenti di vedere più sangue, più sofferenza, più lacrime.

Io, il boia di Torino, vivo da solo. Privo di amici. Insultato alle spalle e delle volte anche di fronte. Per anni i panettieri mi hanno porto il pane al contrario, a sfregio, a dimostrarmi il loro disprezzo. Perché il pane è una faccenda seria, è il corpo del nostro Signore,  e porgerlo a pancia in su è un’offesa grande.

L’hanno fatto tutti. Tutti. Tanti ne ho cambiati e tanti l'hanno fatto, ridacchiando soddisfatti. Tutti, persino Teo che picchiava il suo garzone al minimo errore. A lui il sangue altrui piaceva, a me no, ma la pagnotta al contrario me la dovevo prendere e pure stare zitto.

La storia del pane consegnato a faccia sotto è diventata una barzelletta e ne hanno parlato e riso talmente tanto che, alla fine, chi di dovere ha preso provvedimenti: "Vietato consegnare il pane al contrario al boia, chi si macchierà di questa offesa nei confronti di uno dei rappresentanti dell'ordine cittadino verrà duramente punito" diceva l'editto. E per un po' la cosa ha anche funzionato, fino a quando gli infarinati si sono fatti furbi e hanno inventato un tipo di pane tutto per me. Quanto impegno devono averci messo.

Pancarré, pane quadrato, l'hanno chiamato. Un robo tutto uguale, senza un sopra o un sotto. Un mattone scuro di mollica. Così possono darmelo come gli pare, sopra o sotto non fa differenza, salvano i loro principi ipocriti e anche le monete che hanno in saccoccia.

Come se a me importasse qualcosa, a me il pancarré piace persino ma mi piacerebbe soprattutto avere qualcuno con cui condividerlo.

Rossana Rotolo

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