Un ex manager romano approdato nella Valle di Susa per curare l'eredità di un senatore, morto in circostanze misteriose. Accanto a lui, un eccentrico rom ambientalista, che crede fortemente nella concordia tra l'uomo e la natura. Odio razziale, violenti omicidi, un groviglio di misteri intriso di tagliente ironia, che affonda le radici in una terra atavica: ecco (quasi) tutti gli ingredienti che hanno dato vita a Ogni luogo un delitto, il primo thriller di Flavio Troisi (48 anni, di Givoletto), appena pubblicato da Autori Uniti.
Dove la suspence si fende con un coltello e i conflitti riemergono dal sottosuolo, non senza una pungente venatura di critica sociale, questo romanzo unisce i destini di due anime sole, escluse: Fabio Castiglione, personalità ultra sensibile alle emanazioni dei singoli posti che attraversa, e Costel, abitante di un eco-villaggio che incarna l'utopia di un paradiso terrestre, dove non esistono il male e lo sfruttamento, e le persone raggiungono l'autosufficienza con le risorse a loro disposizione.
"Sono detective improvvisati: li definisco degli emarginati, dei disadattati - spiega Troisi -. Non solo devono affrontare la scia terribile di sangue lasciata nei boschi da un serial killer, ma anche tutte le maldicenze che una simile accoppiata può generare".
Ed è qui che si inserisce il cotrocanto propositivo a ogni forma di istigazione razziale: "Nel mio libro voglio esporre un punto di vista diverso. I due protagonisti si punzecchiano spesso proprio giocando sul concetto di etnia, di diverso. Si ride anche molto, leggendo. Ma è proprio la loro anormalità, non accettata dai cliché sociali, a renderli unici".
Ghostwriter da circa sei anni, Troisi ha scelto ora di cimentarsi la narrativa mettendoci la firma e la faccia. E partendo dal raccontare un territorio che conosce molto bene, crocevia di incontri culturali e teatro di battaglie ancora non esaurite.
"Spesso si è parlato dei No Tav come di una comunità fantastica, riunita in una sorta di villaggio immaginario - racconta ancora l'autore -. Io ho trasferito queste suggestioni nel gruppo rom con cui Fabio entra in contatto. Come un uomo vergine, da istruire e iniziare a un nuovo modo di vivere insieme e di concepire il mondo. Ecco, è questo il mio villaggio di No Tav ideale. Ma l'ho capito solo dopo averlo scritto".
Per far immergere il lettore fin da subito nell'atmosfera emozionale e sensoriale del romanzo, ecco due epigrafi antitetiche e potentissime: una citazione dagli Ossi di seppia di Eugenio Montale, che dipinge in versi il fuoco scoppiettante di un camino, e una frase tristemente nota di Matteo Salvini, anno 2019: la minaccia della ruspa rivolta a una "zingaraccia".
"Tra questi estremi prende forma il libro", conclude Troisi, accostato alle penne di maestri quali Joe R. Lansdale, Elmore Leonard e Stephen King. Una scrittura scorrevole e intensa, accattivante e scioccante il giusto. Per chi ama l'insolito e la sovversione degli schemi.