Al CineTeatro Baretti torna lo spettacolo streaming con Un tram che si chiama desiderio, capolavoro di Tennessee Williams scelto dal regista Giulio Maria Cavallini per comunicare l'attualità di certi temi scottanti e urgenti allora come oggi. A quasi ottant'anni di distanza, la violenza domestica che traspare dalle pagine dell'opera si rispecchia nei dati del report della polizia di Stato nel 2019: ogni giorno, in Italia, 88 donne sono state vittime di atti di violenza fisica e psichica, una ogni 15 minuti.
In scena, Olivia Manescalchi, Riccardo Livermore, Federica Dordei e Marcello Spinetta. Un cast ridotto a soli quattro personaggi, con le voci fuoricampo di Maria Grazia Solano, Giancarlo Judica Cordiglia, Marco Imparato, Elena Cascino e Leonardo Filoni.
"Non è solo la violenza coniugale a essere ancora attuale - spiega la produzione -, ma anche l'atteggiamento remissivo e complice della donna che spesso ai giorni i nostri si comporta ancora come Stella negli anni '40 trovando delle scusanti per giustificare il compagno aggressivo e violento. La forza di Un tram che si chiama desiderio è stata quella di affrontare temi scottanti come l'omosessualità, la pedofilia e il disagio mentale, una forza che scosse il mondo teatrale del dopoguerra e che ancora fa riflettere.
Tra le righe si trovano potenti spunti di riflessione sui rapporti di forza tra i due sessi e la loro deriva: la tensione del testo gioca sulla fragile linea di confine tra la crisi di coppia e la follia. "Far rivivere Blanche significa quindi cercare di decifrare i tormenti di una donna alla ricerca di un riscatto impossibile. L’ossessione di Williams per la figura femminile e le sue molteplici sfaccettature psicologiche gioca a favore di una rivisitazione in chiave contemporanea della difficoltà di sviscerare dinamiche estremamente complesse".
La scelta di ridurre il cast ai quattro personaggi principali nasce proprio per enfatizzare quanto sia difficile trovare la persona giusta a cui chiedere aiuto nelle difficoltà: coloro ai quali Blanche tenta di aggrapparsi sono, in realtà, quelli che determinano il precipitare degli eventi. "I personaggi "altri" dell'opera saranno quindi solo voci, ombre che Blanche cerca di allontanare col terrore che il passato possa ripresentarsi. Il passato però ritorna con i suoi fantasmi resi più spaventosi dal trascorrere del tempo e dalla consapevolezza frustrante di un destino che sembra essere inevitabile e non modificabile".
"L'intenzione - spiega ancora il regista - è far riflettere sul rapporto dell'autore con la condizione della sorella Rose, vittima di una società che l'ha etichettata come pazza anziché prendersene cura, e sottolineare quanto il bisogno di affetto e il terrore della solitudine di Blanche sono i sentimenti che ci accomunano nel difficile periodo che stiamo vivendo".
Un tram che si chiama desiderio è il secondo testo teatrale di Tennessee Williams prodotto nel 1947, due anni dopo il trionfo de Lo zoo di vetro.
L'opera fece scalpore per gli argomenti toccati: omosessualità, pedofilia, disagio mentale e violenza domestica. Malgrado le polemiche, contribuì a liberare il teatro americano da puritanesimo e perbenismo, portando sul palcoscenico le oscure, a volte perverse, sfumature della sessualità degli adulti, ben incarnate dal maschilismo esasperato di Stanley Kowalski.
Nonostante il Tram sia stato spesso messo in scena intorno a quest'ultimo, il punto di vista è indubbiamente quello di Blanche Dubois, donna che assiste al crollo del suo mondo, rendendo vano ogni tentativo di salvarlo. Tutti i personaggi credono di non essere vittime delle proprie ossessioni, ma, in realtà, ne sono imprigionati a tal punto da perdere la ragione.