Economia e lavoro - 24 marzo 2021, 19:16

La rivoluzione di febbraio: immatricolate più auto ibride che diesel. Torino lancia l'appello: "Il futuro del settore passa dalla transizione ecologica"

Anfia, Unrae e Federauto analizzano i dati del 2020: "La produzione ha pagato il conto alla pandemia, ma il 17,2% ha riguardato auto green. Nel 2021 la quota potrebbe salire al 37,5% ma dobbiamo essere pronti"

Crisci, Scudieri e De Stefani hanno illustrato i numeri del settore automotive 2020

La rivoluzione - silenziosa, ma inesorabile - è scattata poche settimane fa. Nel mese di febbraio, infatti, sono state immatricolate più auto ibride che auto a motorizzazione diesel. A riferirlo, l'indagine che Anfia, Federauto e Unrae hanno presentato oggi, da Torino, accendendo una luce sul futuro dell'automotive nazionale. Un futuro in cui la città della Mole, ovviamente, vuole recitare un ruolo da protagonista.

Il rilancio non può che passare dalla mobilità sostenibile. E' questa l'indicazione - ormai unanime - che arriva dal mondo delle quattro ruote. E ora ci sono le cifre a dimostrare che non si tratta più di scenari futuri, ma di attualità. "L'accelerazione, in questo senso, c'è stata nel mese di luglio e agosto, grazie a incentivi e rottamazione. E altre sorprese le avremo nei prossimi mesi - spiega Michele Crisci, presidente di UnRae -. Ma resta il problema del parco circolante, che rappresenta una parte del tema ambientale, anche se non la principale. Il nostro è il più anziano dei maggiori mercati europei e servirebbero 11 anni e mezzo per sostituirlo completamente. Oltre 11 milioni di vetture sono precedenti all'Euro 4. Il 47% dei veicoli commerciali hanno 12,5 anni di media e il 57,4% dei veicoli industriali hanno oltre 13 anni di età media. E lo stesso fenomeno si riscontra sui mezzi pubblici".

L'effetto sulla pandemia non frena la crescita "green"

"Nonostante la produzione sia calata, nel corso del 2020, il 17,2% del totale delle vetture prodotte ha riguardato vetture ibride e stimiamo che si possa arrivare a una quota del 37,5% nel 2021. Un fatto epocale - dice Paolo Scudieri, presidente di Anfia -: nonostante le mortificazioni pandemiche, si sono raggiunti risultati che sono permessi solo da un comparto forte e competitivo. Le aziende si sono trasformate e hanno cambiato pelle, reagendo in modo intelligente alle modifiche dei rapporti anche internazionali e globali del settore".

L'Italia resta tuttavia indietro per quanto riguarda il numero complessivo di vetture green costruite, a livello europeo, ma soprattutto a livello di infrastrutture - siamo al 16esimo posto con 2,7 postazioni di ricarica ogni 100 chilometri contro la media europea del 4,9 - e questo zavorra non poco il settore.

Un progetto già avviato, ma da far ripartire

"La pandemia è intervenuta in un momento in cui la transizione era già in atto e gli investimenti erano già programmati o in atto - spiega ancora Crisci -. Ecco perché ora serve un piano emergenziale, ma al tempo stesso anche una programmazione di medio periodo".

"Il 2020 è stato un cigno nero anche per la distribuzione - aggiunge Adolfo De Stefani Cosentino, Federauto - e grazie agli incentivi stiamo provando a limitare i danni, oltre al supporto che abbiamo avuto dalle case produttrici. Il fatturato cala di 10 miliardi e l'erario ha incassato 1,8 miliardi in meno, senza considerare le entrate di altre imposte come il bollo".

In tempi recenti sono aumentate anche le rottamazioni, a fronte dell'impatto degli incentivi: 125mila in tutto, di cui oltre la metà sono state rottamazioni di Euro 4 e il 30% di Euro 2. Il 61.5% sono state auto a benzina, mentre la quota diesel è stata inferiore (34%).

Massimiliano Sciullo