- 05 maggio 2021, 07:30

Panettoni indigesti di maggio

OsservaTorino, un punto di vista su cosa accade in città fornito da Domenico Beccaria. L'argomento di oggi? I senzatetto

Panettoni indigesti di maggio

A volte ritornano, verrebbe da dire, ma nello specifico ritornano regolarmente, non solo a volte. 

Mi riferisco ai senzatetto, che un posto per dormire lo devono trovare pure loro, come tutti noi e se noi, più fortunati, un giaciglio più o meno decoroso, più o meno accogliente, ce l'abbiamo, loro se lo devono inventare, giorno per giorno. E così raccattano le loro povere cose, i loro consunti cartoni, alla ricerca di un portico ospitale che gli dia rifugio per la notte incombente e la prossima notte chissà. 

In piazza Statuto, però, pare che questa accoglienza sia negata, questa convivenza pesi. Qualcuno ha pensato di sistemare dei dissuasori, i famosi “panettoni” che ricordano nella forma ma non nello spirito, il Natale. Chi non li conosce? Specialmente le fiancate delle nostre auto che, prima o poi, hanno avuto dei ruvidi tête à tête con loro, quando alla disperata ricerca di un sempre più fantomatico parcheggio, osiamo violare le leggi della fisica e del buonsenso, cercando di infilare le nostre vetture dove l’incomprimibilità dei corpi vieterebbe loro di stare. 

Pronta levata di scudi da parte di molti, non di tutti, va detto ad onore del vero. 

Se da una parte molti cittadini si sono mossi a pietà verso questa povera gente che non ha un tetto sulla testa, dall'altra altrettanti commercianti, i cui magri incassi sono stati ulteriormente erosi da chiusure forzate e crisi economica, vorrebbero vedere un po' più di decoro nei dintorni dei loro esercizi, già così poco frequentati; e come non capire i punti di vista di entrambi? 

Ironia della sorte e, voglio credere, pura casualità, l'installazione di questi dissuasori è avvenuta nei pressi di un istituto bancario, enti da sempre noti per la loro attenzione verso gli indigenti e le persone in difficoltà economica. Chi vuol cogliere la sottile vena ironica, si senta pure libero di farlo, ovviamente. 

Va altresì detto che, in città, ci sono buoni maestri, perché sono trascorsi solo te mesi dacché proprio dalle colonne di questa rubrica scrissi dell'intervento della Polizia Municipale per sgombrare ed identificare i senzatetto di via Roma e dintorni. Allora la giunta Appendino fu nell'occhio del ciclone per aver ispirato questo blitz notturno verso i clochard, che dopo pochi giorni sotto la lente di cittadini e media, vide spegnersi i riflettori, nel frattempo spostatisi su altri problemi più d'attualità. 

Già allora scrissi che non avevo la verità in tasca, e tristemente ribadisco il concetto. 

Si tratta di argomento spinoso assai, perché quando ci sono in gioco le esistenze di persone fragili, sia economicamente che emotivamente, pontificare è facile, ma trovare soluzioni efficaci lo è molto meno. Ciononostante i dissuasori, peraltro prontamente fatti rimuovere, sono la soluzione all'effetto, non alla causa. Ma è inutile lavorare sulleffetto se non si capisce quale sia la causa e non si intervenga su di essa. 

Si impone quindi una riflessione, profonda e seria: ma di questo popolo di disperati, invisibile a tutti fino a quando non ci inciampiamo dentro, quando li incrociamo sotto i portici del centro e li scansiamo con dribbling degni del miglior Maradona, frega qualcosa a qualcuno? 

Parrebbe proprio di no. Eppure se vogliamo definirci un Paese civile, di costoro ci dobbiamo pur occupare, per capire le ragioni che li hanno condotti, o ridotti, a questa esistenza. E se per una minoranza di essi è una scelta di vita, che andrebbe in qualche modo dolcemente orientata in modo da favorirne la felice convivenza col resto della società civile, per la maggioranza di loro è invece una sciagura subita e sarebbe doveroso trovare per essi una soluzione, abitativa ed occupazionale, che restituisca loro dignità. 

Ho volutamente scritto occupazionale e non economica, perché per tutte quelle persone che sono finite in strada per aver perso il lavoro a causa della crisi economica, sia quella preesistente che quella indotta da questa maledetta pandemia cinese, più che ricevere un sussidio conterebbe avere una occupazione perché, come ci insegna anche la Costituzione, solo nel lavoro, non nell’assistenza, esiste dignità, che è il beneprimario cui queste persone hanno diritto. 

E con la città in stato di abbandono e degrado di molte delle sue vie e dei suoi quartieri, faccio fatica a non immaginare una miriade di piccoli lavori socialmente utili, che da un lato riqualificherebbero la nostra bella Torino e dall'altra darebbero a queste persone l'orgoglio di sentirsi nuovamente parte attiva della società in cui vivono.

Forza e coraggio, la verità in mano non ce l'ha nessuno, ma qualche tentativo va fatto, perché così non si può più andare avanti. 

Domenico Beccaria

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