- 08 maggio 2021, 10:12

Juliette Colbert, una donna che a Torino fece dell’accudimento la sua ragione di vita

Una storia in occasione della Festa della Mamma

"Cara Marie,

Come ti trova questa mia lettera?
Spero bene.

La mia vita a Torino è ogni giorno più piena e il sentimento che unisce me e Carlo sempre più forte.

Con l'aiuto di un tutore, un uomo di Chiesa per cui nutro un grande rispetto, sto imparando la lingua italiana, così come quella inglese e la greca. Le ultime due sono quasi un vezzo, mentre la prima si sta dimostrando molto utile.

È vero che con i nobili e gli intellettuali che affollano il nostro salotto ogni sera, il francese sarebbe più che sufficiente ma per parlare con gli altri, con la gente del popolo, l'italiano è necessario.

Il giorno che conobbi Carlo, capii subito quanto fosse speciale. E, infatti, il giorno che mi chiese in sposa mi promise che mi avrebbe amato per sempre e che le nostre vite unite non sarebbero state una lunga sequenza di giorni vuoti ma una collana preziosa di significato e sostanza.

E così è stato.

Cerchiamo ogni giorno di renderci utili e di ridare indietro il tanto che il Signore ci ha donato e ci dona ogni giorno.

Probabilmente inorridirai leggendolo ma ho iniziato a frequentare la casa circondariale. Non hai idea di quante donne disperate siano rinchiuse tra quelle quattro mura. E non ti devi ingannare, credendo che si tratti solo di donne corrotte che hanno perso la fede. Per la maggior parte sono donne disperate che devono occuparsi di loro stesse e anche dei loro figli. E quando un figlio piange dalla fame non credi che una madre abbia il dovere di fare qualsiasi cosa per sfamarlo? Io credo di sì.

Se un figlio ha fame rubi e vendi tutto, anche te stessa. E, ti dirò di più, anche se non sei una madre ma una figlia. Se la fame è tua, io comprendo che la disperazione porti a scelte estreme.

Io, che figli ancora non ne ho, mi sento madre, sorella, amica di queste donne e voglio fare qualsiasi cosa in mio potere per aiutarle, trovare loro un'alternativa, prepararle per lavori onesti, per una vita sì faticosa ma che valga la pena di essere vissuta.

Ho trovato la mia missione Marie e io, che so di essere una privilegiata, non mi sono mai sentita così ricca.

Ti abbraccio e ti bacio sorella mia,

Juliette"

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Dedichiamo questo racconto, questa lettera del tutto inventata alla festa della mamma. E per una tale festa abbiamo scelto una donna che madre non è mai stata ma che dell'accudimento di bambini e donne fece la sua ragione di vita.

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La francese Juliette Colbert sposò Carlo Tancredi Falletti di Barolo il 18 agosto 1806, a Parigi. Innamorati e molto credenti, i due coniugi si trasferirono a Torino, città natale di lui, dopo qualche anno. Vissero presso lo splendido Palazzo Barolo, dove si incontrava l'élite culturale dell’epoca. Ma il loro interesse prevalente fu la beneficenza, l’aiuto delle classi meno abbienti, l’istruzione dei più piccoli e bisognosi.

Juliette, in Piemonte chiamata Giulia, si dedicò soprattutto all'assistenza delle carcerate e delle prostitute, allo scopo di riabilitarle e insegnare loro un mestiere che gli permettesse l’indipendenza.

Fu una donna molto moderna per l’epoca, non fu mai madre ma la sua abilità nell’accudire i più bisognosi la rende il personaggio storico torinese perfetto per celebrare questa giornata.

Rossana Rotolo