Attualità - 19 maggio 2021, 07:33

Indecorosamente salvi

Con una prestazione che avrebbe inorgoglito stirpi di catenacciari, il Toro di Nicola si guadagna a Roma la permanenza in serie A

Domenico Beccaria

Domenico Beccaria

Con una prestazione che avrebbe inorgoglito stirpi di catenacciari, schierando un 8-2, ovvero otto sulla linea di porta e due un po’ più avanti a raccattare le “palle avanti e pedalare” che venivano disperatamente ed angosciosamente scagliate in avanti, più nel tentativo di allontanarle da Sirigu, per una sera tornato Santo, che nella speranza che Sanabria e Belotti ne facessero qualcosa di sensatamente offensivo, il TFC agguanta il primo dei match-ball che un generoso Crotone gli aveva regalato.

A proposito, complimenti alla Lazio di Lotito e Inzaghi, che nella settimana in cui s’è persa derby e qualificazione Champions, ha giocato per 99 minuti e 30 secondi, tanto è durata la partita che ci ha ricordato un’altra e ben più gloriosa serata romana di ventott’anni fa, con una voglia di vincere che va molto al di là del semplice orgoglio di giocarsela sportivamente ed affonda le sue radici, probabilmente, in affetti familiari e dissapori presidenziali.

Grazie di non averci regalato nulla: avete reso più prezioso e godereccio questo salvifico pareggio ed allegata salvezza, alla faccia vostra.

E quindi sospiro generale di sollievo, da parte di una tifoseria sull’orlo di una crisi di nervi e di coronarie, anche se ormai dovrebbe essere abituata a queste stagioni stiracchiate, quando non risicate, anche se tutte col comune denominatore dell’insipienza, del pressappochismo, dell’improvvisazione.

Per l’ennesima stagione abbiamo assistito alla farsa dell’ingaggio di un allenatore che da sogno si tramutava in incubo, scaricato a metà campionato per far posto al vecchio cuore granata di turno, si chiami Longo piuttosto che Nicola, con l’ingrato duplice compito di fare da parafulmine alla contestazione e da nocchiero verso le acque calme di un porto chiamato salvezza.

Per l’ennesima stagione abbiamo assistito alla farsa dell’ingaggio di giocatori più di nome che di sostanza, utili più ad accontentare l’allenatore che se li era portati al seguito e ad aumentare il monte ingaggi, che a dare un apporto concreto all’economia della squadra.

Per l’ennesima stagione abbiamo assistito alla farsa di proclami roboanti, vacui quanto fragili, che alle prime difficoltà crollavano come castelli di carte, lasciando il presidente, che li aveva pronunciati, nudo di fronte all’impietosa evidenza dei fatti.

Per l’ennesima stagione siamo indecorosamente salvi, ma ora basta.

Basta ingaggi di allenatori mediocri, di giocatori mediocri quando non bolliti, basta proclami basati sul nulla. Basta occupare gli schermi televisivi quando le cose vanno bene e defilarsi quando vanno male: questi sono comportamenti da capitàni schettini, non da condottieri: la faccia, si mette sempre, oppure mai.

È ora di cambiare registro una volta per tutte, perché la gente è stufa e con la tempestiva riapertura degli stadi, prevista per il primo giugno quando il campionato finisce a maggio, ridicoli, la gente tornerà sugli spalti, con una riserva non spesa di fischi e mugugni che aspetta solamente l’innesco giusto per deflagrare.

Uomo avvisato...

Domenico Beccaria

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