- 27 maggio 2021, 07:49

In una casa di Torino 119 anni fa nacque uno dei più grandi comici d'Italia

Proprio il 27 maggio, ma del 1902, venne alla luce Macario. Questo è un racconto, di pura fantasia, per celebrare l'importante anniversario

In una casa di Torino 119 anni fa nacque uno dei più grandi comici d'Italia

Era il 27 maggio del 1902.

A Torino faceva il solito tempo che fa da noi in primavera, la mattina piovve fino a inumidire le ossa ben bene ma poi un sole caldo asciugò tutto, e la gente camminava sotto i suoi raggi in un'illusione di estate anticipata.

Giovanni, il primogenito, stava tenendo d'occhio le due sorelline più piccole quando la signora Anna, la levatrice, con la faccia sudata e le maniche tirate su fino ai gomiti, entrò in cucina a prendere un pentolone di acqua bollente. Intanto, il padre fumava e camminava sul ballatoio. Camminava e fumava sigarette di cicoria.

"Manca poco" lo informò Anna affacciandosi un attimo. "E non fate quella faccia, siete bianco come un cencio, la gran fatica non la state mica facendo voi!".

"Lo so, è che ogni volta mi si rigirano le budella dall’agitazione" rispose lui, soffiando il fumo dalla bocca.

"Andrà bene anche questa".

"Speriamo, che Dio li protegga".

"Ci pensa Dio e ci penso pure io" rise Anna, che aveva un carattere come una mattina d’estate sulla collina. Perfetto per accogliere ogni nuovo nato.

Nella camera da letto, la giovane madre sbuffava e sudava come un mantice.

"Come va?" le chiese Anna, poggiando il pentolone sul comò.

"Fa male come per Giovanni".

"E allora sarà un altro maschietto, sei contenta?".

"L'importante è che è sano" risposero in coro le due nonne, sedute in un angolo della stanza.

"... sì, e che esce in frettaaaaa" si lamentò la donna nel bel mezzo di una contrazione.

"Dai che manca poco" la blandì Anna.

"Ave o Maria..." risposero le nonne.

"Sei sicura di no voler andare sul tavolo della cucina?” chiese la levatrice alla partoriente.

"No, te l’ho già detto".

"Va bene, come vuoi tu, facciamolo nascere tra i cuscini questo principino" sogghignò.

La madre le lanciò un’occhiataccia ma i dolori era troppo forti per permetterle di rispondere a tono.

Passarono altre due ore, i bambini si addormentarono, il padre finì le sigarette ma non i passi, le nonne continuarono a salmodiare a voce sempre più a bassa.

"Ci siamo quasi" disse Anna stringendo le mani della giovane madre. "l'ultima spinta".

Lei piantò le unghie nella pelle della levatrice, i talloni contro il materasso e poi "Aaaaaaaahhhh", urlò mentre il nuovo nato scivolava fuori e le sue urla acute da animaletto lo presentavano al mondo.

Le nonne si avvicinarono al letto curiose mentre la levatrice appoggiava il fagotto al petto dalla madre. Un ciuffo di capelli neri, un paio d'occhi grandi ancora chiusi, un nasino minuscolo e un mento a punta.

"Bisognerà mettere un po' di ciccia in queste guanciotte" disse la madre baciandogli il viso piccolo e magro.

"L'importante è che è sano" risposero in coro le altre tre donne presenti nella stanza.

Pochi minuti dopo il padre entrò nella stanza. Aveva l'aria stanca ma un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Prima di avvicinarsi al letto, si mise la camicia dentro i pantaloni e i capelli ben tirati all'indietro. Poi, una volta in ordine, baciò la moglie sulla fronte pallida e prese il bimbo per la prima volta tra le braccia.

"Ti chiameremo Erminio, come il povero zio" gli sussurrò accarezzandogli la testa tonda. Il piccolo aprì gli occhi, due grandi occhi neri e, dopo un attimo di esitazione, gli sorrise. Un sorriso lungo lungo e a bocca chiusa. Una scelta consapevole non una smorfia istintiva.

Tutti scoppiarono a ridere.

"Che aria simpatica che ha" commentò Anna.

Tutti furono d'accordo con lei.

Proprio tutti.

 

Il 17 maggio del 1902 nacque a Torino Erminio Macario. Figlio di una famiglia povera e numerosa, è considerato l'inventore del cinema comico italiano. Un grande talento sempre troppo poco ricordato, soprattutto nella sua città con poca memoria e considerazione per un tale talento.

Per questo motivo oggi l’abbiamo voluto ricordare con questa storia di pura invenzione ma sincera emozione.

Rossana Rotolo

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