Dante, Pasolini, Elsa Morante, Patrizia Valduga, Hugo, Leopardi, Pavese e Falubert. E' il ricchissimo ventaglio letterario che Monica Guerritore fa suo per lo spettacolo Dall'inferno all'infinito, prodotto dalla Compagnia Orsini, in scena al Teatro Gobetti di Torino sabato 29 e domenica 30 maggio in doppia recita: alle 15.30 e alle 19.30.
Un ritorno graditissimo, per il Teatro Stabile, dove l'attrice è stata la protagonista di diverse produzioni, tra cui lo Zio Vanja di Anton Cechov, per la regia di Mario Missiroli, e Il giardino dei ciliegi diretto da Gabriele Lavia.
Una messa in scena che guarda anche al sociale, volendo favorire la fruizione della cultura anche per chi in questo momento è in maggiori difficoltà economiche. Guerritore, infatti, metterà a disposizione due biglietti sospesi per ogni replica, disponibili in cassa a partire da un’ora prima dell’alzata del sipario.
Lo spettacolo, dalle forti suggestioni letterarie e musicali, conduce lo spettatore in un viaggio che pone agli antipodi la cruenta discesa agli inferi della Divina Commedia e l'anelito dell'infinito di leopardiana memoria. Testi apparentemente inconciliabili che tuttavia riflettono in modo diverso sulle possibilità di redenzione proprie di ogni essere umano.
La potente forza creativa dell’immaginazione delle pagine di Hillmann e Citati accompagna la calata negli abissi, nel nero dell’intima natura umana che Dante mette in versi nell’Inferno. Nelle tonanti parole di Wagner, la forza della musica (che accompagna tutta la performance) diventa motore emotivo e precede, accompagna e amplifica il tormento delle passioni amorose (vissute da Paolo e Francesca), di abbandono (La Tentazione di Patrizia Valduga) e di ferocia, come nel canto del conte Ugolino.
Tutto rende la ricerca e il racconto interiore e poetico un’unica grande anima che racconta le infinite vie della testimonianza del sé. Le citazioni da Eco e Galimberti ci accompagnano poi nella comprensione del nostro io, tutto percepito e a noi consegnato da un’unica fonte, l’intuizione artistica.
"Sentivo - spiega Guerritore - il desiderio forte di sradicare parole, testi, versi altissimi dalla loro collocazione conosciuta per restituire loro un senso originario e potente, sicura che la forza delle parole di Dante, togliendole dal canto e dalla storia, ci avrebbe restituito un senso originario e condotto all’interno delle zone più dense, oscure e magnifiche dell’animo umano. Sicura che, seguendo un percorso di incontro con le sue figure di riferimento si sarebbe potuta avvicinare intimamente l’ispirazione originale di Dante nell’affrontare la Divina Commedia. Senza paura dei tagli e senza paura di proseguire quel racconto con parole e testi altissimi di altri autori più vicini a noi, come Morante, Pasolini, Valduga. A noi solo il merito di esserci, dire, ascoltare".