La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ospita la terza edizione del progetto The Institute of Things to Come, curato da Valerio Del Baglivo, con una mostra delle artiste Melanie Bonajo e Pauline Curnier Jardin.
Fondato nel 2017, è un programma tematico annuale di mostre, performance e laboratori, che utilizza argomenti speculativi per proporre immaginari alternativi e posizioni di critica sociale. L’edizione 2021 s’intitola The convention of restorative anatomy and prosopopeia e presenta un programma di mostre, pubblicazioni e performance che mettono in discussione politiche identitarie per favorire letture non-binarie applicate a genere, etnia e orientamento sessuale.
Alla Sandretto sono esposte due grandi installazioni, Fake Paradise e Blutbad Parade. Attraverso percorsi artistici multiformi che uniscono il linguaggio performativo, quello cinematografico e installativo, le due artiste indagano momenti di espressione corporea collettiva e sperimentazione collaborativa, in cui re-iscrivere discorsi egemonici e normativi sui temi dell’identità, del genere e della sessualità.
In particolare intrecciando interessi nelle tradizioni radicali e nei rituali ancestrali, esplorando il potenziale dei media e della tecnologia, e realizzando sperimentazioni collaborative, le loro pratiche esplorano differenti forme espanse di narrazioni, spesso risultanti in complessi progetti installativi dal forte impatto visivo.
Il lavoro di Melanie Bonajo è parte della sua serie di film semi-documentari Night Soil, dedicata ai fenomeni culturali che mettono in questione il sistema dei valori del capitalismo. L’opera considera le dimensioni spirituali, medicinali e sociali dell’ayahuasca, una pianta amazzonica con proprietà psichedeliche. Navigando tra storie personali di esperienza e prospettive indotte dall’uso dell’ayahuasca, l’installazione video presta attenzione alle voci femminili, tradizionalmente trascurate nella ricerca e nella cultura psychedelica.
Nel 1916 nella città di Karlsruhe, l'aviazione francese bombardò un circo nel bel mezzo di uno spettacolo, uccidendo centinaia di civili, tra cui molte donne e bambini. Partendo da questo fatto storico, l'installazione di Pauline Curnier Jardin, racconta la storia di un circo fantasma che torna ogni cento anni a suonare di nuovo sul luogo della violenza originaria. L'opera intreccia l’interesse dell’artista per i temi del carnevalesco e l'avanguardia, tracciando un'indagine sulle categorie del deviante, del mostruoso e degli effetti traumatici della guerra.