Sport - 16 giugno 2021, 07:30

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio

Domenico Beccaria sulla nomina di Renato Zaccarelli nuovo Presidente del Collegio dei Fondatori della Fondazione Filadelfia

Ciao Renato, 

benvenuto a bordo. Si, perché ieri, nel corso di una seduta piuttosto agitata del CdF della Fondazione Filadelfia, sei stato eletto Presidente del Collegio dei Fondatori.  

Con il mio voto contrario, ma non solo il mio; però io ti scrivo per me. 

Ti chiederai con che faccia tosta ti auguro il benvenuto a bordo, visto che ho votato NO alla tua nomina: mi pare giusto ed io sono ben felice di spiegartelo.  

Intanto, chiarisco che il voto non è stato contro la persona Renato Zaccarelli, perché ci conosciamo da anni e sai benissimo la stima e l'affetto che ho nei tuoi confronti, e questo voglio che sia ben chiaro.  

Ti chiederai perché, allora.  

Ti ricorderai certamente di Giancarlo Bonetto, storico Presidente del Circolo Soci del Torino, oltre che papà di Marco, stimato giornalista di Tuttosport. Con lui ed altri, nel 2011, demmo vita alla Fondazione Stadio Filadelfia e quando si trattò di scegliere un presidente per il Collegio dei Fondatori, la scelta cadde senza esitazioni su di lui.  

Infatti, l'accordo fra gentiluomini che era stato preso di comune accordo fra tutti i fondatori, Città di Torino, Regione Piemonte, Torino FC e associazioni di tifosi, prevedeva che, per bilanciare un po' lo strapotere dei tre enti forti, ai tifosi fossero lasciati due posti in CdA ed il posto di Presidente del CdF. La figura più autorevole per anzianità di servizio, per capacità operative, per carisma ed anche per moderazione, capacità di mediazione, era senz'altro la sua.  

E per tanti anni svolse il suo difficile compito di far da ammortizzatore tra il martello delle pressanti richieste dei tifosi e l’incudine di una amministrazione cittadina egemone in Fondazione, ma sorda alle istanze del popolo granata, e lo fece sempre con grande abilità e grande dignità, con grande rispetto per il suo ruolo operativo ed al contempo con grande attenzione alle istanze che gli provenivano dalla piazza.  

Finché un giorno Giancarlo cessò di essere il Presidente del Circolo Soci e qualcuno, in Fondazione, che da tempo attendeva l’occasione propizia, ora l’aveva e non gli pareva vero di potersi levare dai piedi una figura così autorevole ed amata da chi l'aveva espressa. 

Adducendo la motivazione che il Collegio dei Fondatori era composto esclusivamente dai legali rappresentanti degli enti Fondatori o dai loro delegati, e quindi lui non essendo più né legale rappresentante né delegato di alcun ente non aveva più diritto di stare lì, pretesero le sue dimissioni.  

 Il povero Giancarlo, già avanti con gli anni e non più in buona salute, fu fatto oggetto di pressioni vergognose, irrispettose del suo stato di salute e della sua storia di tifoso e Fondatore, finché fu costretto alle dimissioni.  

Mi ricordo perfettamente quando ci parlammo, dopo quella sua sofferta decisione, e mi disse con tono sconsolato: “sai, Mecu, ormai sono vecchio e malato, non ho più la forza di combattere coi mulini a vento. Fin che ho fatto comodo, mi hanno lisciato e riverito, ora che hanno la scusa buona, mi fanno fuori. Ma va bene così, la prima parte del lavoro e fatta e sono sicuro che tu, che hai età, voglia e salute, porterai avanti il resto”.  

Siamo rimasti circa due anni senza un presidente del CdF, fino a ieri. Poi, tutto d'un colpo, svegliati di soprassalto da un sonno lungo un quadriennio, si sono resi conto che ad ottobre ci saranno le elezioni amministrative cittadine e visto che in questi quattro anni, trascorsi da quel 25 maggio 2017 in cui le “autorità”, molto fra virgolette, tagliarono il nastro inaugurale del Filadelfia, non è stato fatto assolutamente nulla, grazie proprio all’immobilismo di queste “autorità” sempre reattive alla possibilità di una bella foto celebrativa della loro vacuità ma molto meno sensibili a fare tutto il lavoro che porta dal nulla a quella foto, hanno deciso di far vedere che qualcosa si è fatto: si è deciso, sforzo sovrumano, di intitolare una panchina del campo a Ernesto Egri Erbstein, l'altra panchina a Vittorio Pozzo, la tribuna centrale a Ferruccio Novo e, ciliegina sulla torta, la tua elezione, caro Renato.  

Elezione, peraltro, presa calpestando quell’originario accordo fra gentiluomini (ma d’altronde per rispettare un accordo tra gentiluomini bisogna essere, appunto, gentiluomini) e figlia di una acrobazia tecnico legale, perché gli stessi che fecero fuori Bonetto perché non era più né legale rappresentante né delegato di alcun ente e quindi non poteva occupare un ruolo operativo, oggi ti hanno imposto dicendo che non è necessario essere né legali rappresentanti o delegati di un ente Fondatore, perché tanto la figura di Presidente del CdF è puramente onoraria, dimenticando che un presidente onorario la Fondazione ce l'ha già, Cesare Salvadori, e riducendo quindi il tuo ruolo, la tua figura, la tua persona, a quella di un simpatico peluche ornamentale, da mettere lì per attirare la simpatia della gente. Da Capitano dell’ultimo scudetto, ti hanno degradato a mascotte, mentre invece io sono certo che tu vali ben altro e soprattutto so che noi abbiamo bisogno di te con tutta la tua capacità, la tua esperienza, la tua voglia di fare a favore di quella maglia granata che così tanto hai onorato, sul campo e fuori.  

Quindi, riprendendo dall'inizio, con la più totale onestà intellettuale e la spigolosa sincerità che sai bene essere un mio tratto distintivo, ti ripeto benvenuto a bordo, caro Renato, perché ne hai proprio tanto bisogno. Ti faccio il mio più sincero “in bocca al lupo” perché il tuo sia un ruolo operativo, attivo e soprattutto indipendente dai fili che vorrebbero importi per poterti maneggiare a loro piacimento, come speravano di fare con Giancarlo Bonetto, senza esserci riusciti, fin che non l'hanno fatto fuori. E quindi orecchie dritte, perché come hanno fatto con lui, non avranno esitazioni a fare con te.  

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

Domenico Beccaria