"Mio figlio è mancato il 3 febbraio 2020, ma il suo sguardo è morto prima: impariamo a riconoscere i segnali per tempo, si può guarire. A me non è stata data la possibilità di salvarlo, ma non deve venire meno la speranza. Bisogna fare tanto, ma si può fare".
E' con un velo di commozione che Francesca Lazzari Seminatore, mamma di Lorenzo, giovane torinese ucciso oltre un anno fa dall'anoressia, pronuncia queste parole, durante la presentazione della proposta di legge 148/2021, numeri che celano la volontà di prevenire, diagnosticare e curare i disturbi del comportamento alimentare. A presentarla Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati.
Magliano: "Questa la mia prima proposta di legge"
"Pensiamo che sia un fenomeno che deve essere arginato e prevenuto, dietro a questi ragazzi ci sono delle famiglie: chiediamo un piano di prevenzione adeguato nelle scuole, una formazione dei professionisti del mondo sanitario e 2 milioni e 100mila euro all'anno per rafforzare i presidi territoriali: una volta che il ragazzo esce dalla comunità o dall'ospedale, la famiglia non può essere abbandonata. Deve essere seguita. Oggi non accade per mancanza di risorse" afferma Magliano.
Un problema spesso sottovalutato
Che il fenomeno sia tanto ampio quanto sottovalutato, è evidente. In Piemonte, infatti, si parla di 7.000 ragazzi bulimici e anoressici nella fascia compresa tra i 12 e i 25 anni. Di loro, solo il 10% emerge. Per questo potrebbero esserci 70/80mila persone afflitte da questa malattia.
"E' evidente che prima ci si rende conto del fatto che il ragazzo non sta bene, prima si può avviare un percorso per farlo guarire. Perché si può guarire. Bisogna solo prendere in tempo e leggere subito alcuni elementi fondamentali, che devono essere compresi dai genitori, dai medici e dagli insegnanti" conclude Magliano.
"Abbiamo redatto una proposta di legge che possa trovare un'equa applicazione sul territorio" spiega Benito Capellupo, avvocato. "Ci siamo impegnati perché fosse elastica, semplificata, composta da non più di 14 articoli divisi in quattro aree" racconta l'avvocato.
La testimonianza della mamma di Lollo
A ribadire l'importanza della prevenzione, è Francesca Lazzari Seminatore, fondatrice dell'associazione Così come sei: "Sono la prima ad ammettere che finché non sono stata travolta, non sapevo cosa volesse dire affrontarla e combatterla. Ecco perché credo che informazione e prevenzione siano importantissimi: uno non si aspetta di dover affrontare una cosa più grande di te".
"Quando si è ammalato Lorenzo, io ho altri tre figli, ci siamo ammalati tutti. Quando è mancato, non siamo stati ascoltati e mi sono detta che non voglio che succeda più. Avevamo bisogno di una struttura residenziale, non c'è stato dato il nulla osta per andare a curarci in un'altra regione. Non sapevamo cosa fare. Spesso i medici ci hanno detto che non sapevano come aiutarci. Ce l'hanno detto anche quando mio figlio era in terapia intensiva. E' ora di finirla di sottovalutare questa malattia" racconta la mamma di Lollo.
"Non voglio che altri genitori perdano questa battaglia"
Ecco perché, l'auspicio della signora Seminatore è che dalle tragedie, non potendo tornare indietro, si possa imparare: "E' bene che se ne parli, ma ora bisogna arrivare ai fatti: io dico sempre che la mia battaglia l'ho persa, ma non voglio che altri genitori la perdano".