La metà dei contagiati dal Covid ha accusato problemi psichiatrici. Una media allarmante a livello nazionale, che rispecchia perfettamente i dati rilevati al Piemonte.
A questo bisogna aggiungere i molti ragazzi che si sono rivolti ai servizi di salute mentale per chiedere un aiuto. Una pandemia nella pandemia che nasce dall’incontro dei problemi di salute con quelli di natura sociale ed economici.
Una “tempesta perfetta”, che ha fatto traballare il già precario equilibrio del nostro sistema sanitario che ha non poche criticità per ciò che concerne i servizi ed il sostegno a chi ha la vita segnata dai problemi mentali. Pazienti e famiglie.
“Ho partecipato alla Seconda Conferenza Nazionale sulla salute mentale, organizzata dopo vent'anni dal Ministero della Salute e mi sono ritrovato perfettamente nei dati riportati dal Ministero”, spiega il direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Cn1 Francesco Risso, nonché Consulente per la psichiatria del Dirmei (Dipartimento interaziendale malattie ed emergenza infettive) della Regione Piemonte e uno dei tre coordinatori dei direttori dei Dsm (Dipartimento di salute mentale) piemontesi.
“La salute mentale è sempre stata la Cenerentola della sanità con un finanziamento che è appena il 3,5 % del fondo sanitario quando paesi avanzati del Nord Europa hanno destinato fino al 9-10 % di tale fondo alla prevenzione e cura dei disturbi mentali”.
Senza fondi ogni cosa diventa più difficile ma, spiega il dottor Risso: “Nonostante questi inadeguati finanziamenti l'assistenza psichiatrica è stata sempre capillarmente presente sul territorio con forte integrazione con la parte ospedaliera dove invece la maggior parte delle altre specialità fanno molta fatica ad integrare questi due ambiti”.
Per quanto riguarda la provincia di Cuneo c'è stata una epocale espansione dei disturbi mentali di circa il 30 %: “Ciò che colpisce - precisa il consulente psichiatrico Dirmei - è l'accesso ai pronti soccorsi e ai reparti di pediatria di giovanissimi pazienti con gravi psicopatologie, in particolare le pediatrie. Negli anni precedenti potevano avere un paziente ricoverato, ora sono occupate anche al 50-60% dai ragazzi con disturbi mentali”.
“Sicuramente - sottolinea il dottor Risso - il Covid-19 è stato un amplificatore a causa della solitudine e dell'isolamento sociale dei giovani privati di ogni affetto e relazione; c'è stata purtroppo anche un grave aumento della conflittualità intrafamiliare legata alla coabitazione forzata e ai problemi socio-economici causati dall'epidemia".