Il palcoscenico che dal 2017 ospita a Torino le migliori proposte del jazz d'avanguardia e sperimentazione torna a illuminarsi di note e riempirsi di corpi. Dal 10 al 12 settembre, al Bunker, va in scena la nuova edizione di Jazz is Dead, quest'anno in versione "light": come la luce che si intravede in fondo al tunnel, come i riflettori che puntano sui musicisti, ma anche come "leggero", dati i tempi incerti che impongono un contingentamento di quella dimensione massivamente partecipata tipica degli anni passati.
"Ci siamo più volte interrogati se fosse opportuno cambiare il nome del festival e la sua espressione, abbandonando lo stile che ha contraddistinto questi tre anni di vita di Jazz is Dead, per dimenticare il periodo buio che ci stiamo lasciando alle spalle e per rispetto di coloro, musicisti compresi, che non ci sono più - spiega il direttore artistico Alessandro Gambo -. Ma le filosofie orientali, così come la ciclicità della natura, ci insegnano che quando abbandoniamo qualcosa, facciamo posto per altro e che la fine è solo l'inizio di una nuova vita. Jazz is Dead, per quanto il nome possa essere oscuro, non piange il declino e la morte del jazz, anzi, celebra la sua rinascita in una nuova forma".
Durante l'anno di stop ai concerti dal vivo, il comitato Arci Torino, promotore dell'evento, non si è tuttavia fermato. "A distanza di quattro anni anni dalla prima edizione - commenta il presidente Andrea Polacchi, poche settimane dopo l'approvazione del nuovo statuto -, mentre le attività e gli spazi culturali provano a ripartire, leccandosi le ferite di un anno drammatico, mentre prosegue ancora l’attiva distribuzione di generi alimentari rivolta alle persone più fragili, da parte di centinaia di nostri volontari, siamo orgogliosi di annunciare la quarta edizione di Jazz is Dead. Una festa, una luce dopo questo lungo buio".
Venerdì 10 settembre, il giorno inaugurale, è la luce generata dall'elettricità a illuminare gli animi: una selezione che mescola gli strumenti analogici a quelli sintetici. Elettronica con i live di Félicia Atkinson, artista tra le più interessanti del panorama sperimentale internazionale, The Fruitful Darkness Trio, formato dai fuoriclasse Gianni Gebbia / Massimo Pupillo (ZU) / Tony Buck (The Necks), Andrea Ilian Tape, punta di diamante dell’omonima etichetta culto e il produttore Healing Force Project con un nuovissimo disco jazz fusion elettrificato.
Sabato 11 settembre si passa alla luce solare che riscalda, ai ritmi delle terre ancestrali, a volte aride altre rigogliose di natura selvaggia, ai suoni della terra e delle terre. Etnica con i live di Rhabdomantic Orchestra che presentano in anteprima il nuovo disco con la partecipazione di Maria Mallol Moya che uscirà per Agogo, Oaxaca, osannati da Gilles Peterson per l'ultimo lavoro "Onde di Sabbia” e Jolly Mare, tra i produttori elettronici più prolifici d’Italia che presenta il live "Logica Armonica". Chiude la serata il misterioso Dj'mbo From Gambia.
Domenica 12 settembre, terzo e ultimo giorno, si accende la luce del cervello: il colpo di genio, l'estro degli improvvisatori e dei musicisti abbagliati dalla luce della libertà di scrittura ed esecuzione, si brucino gli spartiti! Free con i live dei Frequency Disasters, il trio formato da Steve Beresford, libero militante dell'improvvisazione e del noise, che ha fatto parte dei Flying Lizards e ha collaborato con i più grandi jazzisti del mondo, Pierpaolo Martino contrabbassista, docente universitario e saggista e Valentina Magaletti, batterista coinvolta in vari progetti straordinari come Tomaga, Raime, Nichola Jaar, per citarne alcuni, e poi Xabier Iriondo degli Afterhours & Snare Drum Exorcism de Il Teatro degli Orrori. Gli Hiedelem chiudono il festival: il duo formato da Attila Csihar, frontman e voce dei Mayhem e dei Sunn O))) cult bands del metal più estremo e da Balazs Pandi, tra i batteristi più ricercati dai grandi noisemaker internazionali, tra cui Merzbow, Thurston Moore e Keiji Haino. Si torna all'oscurità.
Poiché nulla è lasciato al caso, anche i cambi palco meritano attenzione. A cura di artisti appositamente scelti per sonorizzare le attese: Weed Mason (Tons) tra ambient e drone il venerdì, le selezioni etniche di Stefano Isaia (Movie Star Junkies) il sabato e domenica una scaletta free jazz proposta dal collezionista e dj Andrea Passenger
L’anteprima di JAZZ IS DEAD! 2021 prevista il 16 luglio all'ex stazione di risalita all'Osservatorio di Pino Torinese è affidata alla chitarra di Paolo Spaccamonti e alla tromba di Ramon Moro per una sonorizzazione della notte, illuminati dalle sole luci delle stelle: una starlight serenade originale, introdotta dagli astrofisici del Planetario di Torino.