La montagna regala momenti unici e indimenticabili che contribuiscono a migliorare il nostro stato d’animo e la nostra salute. Lo sanno bene i tanti appassionati che frequentano e percorrono la rete sentieristica anche nella zona di Giaveno.
Tuttavia se ci soffermiamo a riflettere sull’origine dei sentieri che utilizziamo, il pensiero va agli uomini e alle donne di un tempo che li aprivano in mezzo alla vegetazione, li curavano e li mantenevano con muretti a secco di sostegno, pavimentazione e canaline per fare in modo che l’acqua piovana non se ne impossessasse.
È fissata per il 29 agosto l'inaugurazione del Sentiero delle Vite, un nuovo percorso nel Vallone del Fronteglio.
Probabilmente i sentieri sono antichi quanto lo è la vita dell’uomo sulle montagne; proprio agli uomini che abitavano queste borgate si deve la rete sentieristica che tuttora noi utilizziamo nel nostro tempo libero.
Passi di fatica, sudore, freddo, pioggia e neve. Passi pesanti, trasportando legna da ardere, carbone, frutti della terra, prodotti acquistati o barattati durante fiere e mercati, letame, foglie.
Passi di festa per partecipare a balli e ricorrenze che nel calendario contadino non potevano mai mancare.
Passi sacri per assistere all’immancabile messa domenicale e alle ricorrenze legate al ciclo della vita come matrimoni, battesimi e funerali.
Poco rimane di quell’epoca vicina eppure ormai lontanissima dalle nostre consuetudini.
Oltre ai sentieri, allo sguardo dell’escursionista rimane qualche abitazione traballante, qualche pilone votivo, muretti a secco che tenacemente resistono al tempo che passa. Tra qualche anno poco o niente rimarrà di queste borgate abbandonate e allora è giusto che sopravviva almeno il ricordo di alcune esistenze di donne e uomini che popolarono questi monti e a cui dobbiamo i sentieri che percorriamo durante il nostro tempo libero.