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Cultura e spettacoli | 28 settembre 2021, 08:00

Pugni: "Con la musica ho trasformato la disillusione, l'incoerenza e l'instabilità il mio punto di forza"

Il cantante ha appena pubblicato il su Ep "Bastarci senza gloria". A Torino è arrivato in piena zona rossa, ma ha avuto il tempo di conoscerla: "È una città molto inclusiva e con un sacco di belle energie"

Pugni: "Con la musica ho trasformato la disillusione, l'incoerenza e l'instabilità il mio punto di forza"

Lorenzo Pagni diventa Pugni durante un periodo conflittuale della sua vita che lo ha portato a conoscere meglio sé stesso e il mondo. Scrive le sue canzoni e studia psicologia, cosa che gli permette di osservare la realtà e di viverla in modo viscerale. Il 17 settembre ha pubblicato Bastarci senza gloria, un Ep in cui con un gioco di parole descrive e racconta lo stato d’animo della generazione X.

Come si è avvicinato Pugni alla musica e perché si chiama così?

Pugni ha iniziato a cantare quando ancora era Lorenzo, un bambino cicciottello che trovava nella musica la sua rivalsa. Mi ricordo le prime volte che ho cantato in pubblico: ero di fronte a dei ragazzi più grandi che non erano proprio simpatici con me, per usare un eufemismo. Diciamo che non mi accettavano e non gli andavo a genio, facendo di tutto per farmelo capire. Bene, quella sera però cantai “Cambiare” di Alex Baroni e molti di loro si misero a piangere: fu una bella rivincita. Con gli anni sono cresciuto parecchio fisicamente e mi sono portato dietro un sacco di rabbia repressa. Ero il tipico adolescente incazzato. Invece di sfogarla nella musica, mi sono fatto valere facendo a botte ogni volta che ne avevo occasione. Di cognome faccio Pagni, quindi i miei amici iniziarono a chiamarmi Pugni. Non è un periodo che ricordo con piacere, ma è stato necessario per comprendere un sacco di cose su di me e sul mondo. Mi sono chiamato così per ricordarmi di quello che ho imparato da quegli anni.

Cosa ispira la scrittura dei suoi testi?

Sono dell’idea che chiunque si approcci alla scrittura debba stare attento alla parte autistica che si accompagna ad ogni attività che si svolge da solo. Mi spiego meglio: se rimani rinchiuso in casa a studiare, leggere, scervellarti su cosa e come scrivere, sarà difficile che tu riesca a scrivere roba che arriva agli altri, semplicemente perché gli altri non li conosci, così come non conosci il mondo che ti circonda. A meno che tu non sia Leopardi, credo che per scrivere serva uscire, fare tardi la notte, incontrare persone strane, nei bar che sanno di birra incollata sui tavoli.

Lo studio della psicologia influisce nella sua musica? Se sì, in che modo?

Osservo molto. Oltre a vivere in modo viscerale ogni cosa che mi capiti, tendo ad immedesimarmi negli altri, talvolta fin troppo, fino a sentire la loro sofferenza come la mia.

Bastarci senza gloria è il suo Ep uscito da poco, che senso ha nel suo lavoro la semi-citazione di Tarantino?
È un gioco di parole per indicare lo stato d’animo che vive molto spesso la mia generazione: siamo troppi laureati in mondo che, ci dicono, sia pieno di opportunità. Di fatto, siamo cresciuti con aspettative altissime che probabilmente non verranno mai soddisfatte. Nessuno vuole accontentarsi - io in primis, sia chiaro – “nessuno vuole essere Robin”, come dice il mio caro Cremonini, mentre probabilmente un rimedio all’insoddisfazione sarebbe proprio abbassare le proprie aspettative e “bastarci senza gloria”.

Attraverso il suo Ep cosa vuole trasmettere all’ascoltatore?

Ho provato a fare della disillusione, dell’incoerenza e dell’instabilità il mio punto di forza. Sempre in linea con quello che dicevo prima, siamo talmente tanto in balia degli eventi che tanto vale imparare a nuotarci dentro. Sia a livello lavorativo che a livello affettivo noto una grande difficoltà tra la gente della mia età ad avere certezze e direzioni ben tracciate. Forse dovremmo smettere di cercarle, semplicemente.

La sua Torino musicale e non?

Sono arrivato a Torino in piena zona rossa, in barba alle raccomandazioni di genitori, telegiornali e buon senso. Erano anni che mi sentivo chiamare. Non saprei dire il motivo per cui sono venuto qua, ma sicuramente so che è stata la scelta giusta. Ho avuto la fortuna di incontrare persone fantastiche: artisti e non solo che sono diventati confidenti, amici e compagni di scorribande. Adoro la scena musicale che c’è qua. È una città molto inclusiva e con un sacco di belle energie.

News, appuntamenti live imminenti?

A dire il vero non ho live imminenti, per il semplice fatto che non si sa che fine faranno i live. Ho un po’ di situazioni in sospeso e spero che si sblocchino nel giro di poco. Aspettiamo tutti con ansia il primo Ottobre. Sto scrivendo roba nuova, quello sì, e devo dire che senza cercare la retta via va a finire che inizi a vedere al buio e ti orienti nella selva oscura.

Federica Monello

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