Cultura e spettacoli - 15 ottobre 2021, 10:18

AvvoCathy al Salone del Libro contro le discriminazioni: “Si riparano anche attraverso il racconto”

Cathy La Torre, avvocata da sempre in prima linea nella promozione dei diritti civili e seguitissima sui social, ha presentato il proprio libro 'Nessuna causa è persa”

Cathy La Torre ospite alla prima giornata del Salone del Libro di Torino

Ho la vocazione a battermi contro le ingiustizie”: parola di Cathy La Torre, meglio conosciuta dal popolo dei social come AvvoCathy, al Salone del Libro di Torino. L'avvocata e attivista, da sempre in prima linea nella promozione dei diritti civili e sociali in particolar modo secondo una prospettiva di genere, è partita dal suo saggio “Nessuna causa è persa” (uscito lo scorso anno per Mondadori) per riflettere sull'attuale situazione italiana riguardo tematiche come odio e discriminazioni.

Le storie riparano le ingiustizie

La Torre ha sottolineato, in particolar modo, l'importanza del raccontare le storie di vita: “Durante le mie frequenti visite in carcere – ha affermato – ho avuto modo di conoscere persone trans colpevoli di reati minori detenute nelle sezioni speciali con sex offenders potenzialmente pericolosi per la loro incolumità, così come omosessuali emarginati e costretti a vivere sotto protezione. Mi è capitato, inoltre, di incontrare collaboratori di giustizia ex mafiosi desiderosi di urlare agli studenti delle scuole di non gettare le proprie vite all'inferno come hanno fatto loro: credo che tutte le storie meritino di essere raccontate e che le ingiustizie si riparino anche grazie a questo”.

La battaglia per un linguaggio inclusivo e contro gli stereotipi

Tra le istanze da portare avanti c'è anche quella per un linguaggio più inclusivo, soprattutto a livello professionale: “Abbiamo scatenato – ha proseguito La Torre – una battaglia con l'Ordine degli Architetti per ottenere il riconoscimento della declinazione femminile architetta perché nessuno riconosce questo ruolo quando è ricoperto da una donna. Da lì la cosa si è estesa a macchia d'olio ad altri ordini professionali e in quasi tutti i casi il genere non è più un problema”.

In questo percorso, una grossa mano è stata data anche dal background familiare: “I miei genitori – ha ancora aggiunto – non mi hanno educata a nulla che fosse femminile o maschile: aver vissuto lontana dalla gabbia degli stereotipi mi ha reso libera di fare quello che ho voluto, anche se sono serviti 23 anni di psicoterapie e non tutto è stato rose e fiori. Quando scrivo lo faccio anche secondo una prospettiva di genere maschile, per questo mi piacerebbe intraprendere un dialogo sfidante con un uomo sui pregiudizi”.

L'odio e le minacce di morte

L'attivismo LGBT+ di questi anni ha avuto, purtroppo, anche degli effetti collaterali, come messaggi d'odio sfociati in numerose minacce di morte ricevute attraverso i profili social: “Si è trattato – ha concluso – di un'indagine difficile per un reato grave come il web stalking aggravato: nonostante i dubbi e la paura ho deciso di andare avanti per la mia strada. La libertà di espressione non è libertà di insultare, se qualcuno lo fa occorre subito denunciare alla polizia postale”.