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Attualità | 24 ottobre 2021, 11:38

Dalle Valli Chisone e Germanasca un aiuto ai manifestanti al porto di Genova

Prima dello sgombero sono stati donati pane, vino, pizza e focaccia

Uno dei momenti della protesta al porto di Genova

Uno dei momenti della protesta al porto di Genova

Pane, pizza, focacce e vino da Perosa Argentina a Genova, fra i manifestanti “no green pass”.

Anche fra le Valli Chisone e Germanasca, freme la protesta dei contrari al green pass e c’è chi ha voluto fare sentire la vicinanza ai manifestanti al porto di Genova, prima dello sgombero dei giorni scorsi.

“Esponendomi in questo modo, sono consapevole di risultare inviso anche a molti clienti o potenziali tali, ma non mi interessa, perché sono convinto che in gioco vi sia un bene molto più prezioso, che è la libertà collettiva – esordisce Rudi Malan, che vive a Roletto, dove gestisce un’azienda di smaltimento rifiuti e noleggio bagni chimici, ma per anni ha vissuto a Pinasca –. Il green pass è una norma liberticida, che non ha nulla a che vedere con la tutela della salute, dacché gli stessi vaccinati continuano ad ammalarsi e ad essere potenzialmente contagiosi, e il tampone ha validità solo immediata, è una norma per farti pagare ed obbligarti a fare un vaccino che, però, la legge dice essere facoltativo”.

Così Malan ha voluto fare un passo in più e sostenere la battaglia dei manifestanti, portando in dono vino, pizza, pane e focaccia: “Avevo una mezza idea di andare a Roma, ma poi ci sono stati casini, e anche a livello logistico era più lontana, quindi, prima che sgomberassero, ho voluto andare fra i manifestanti di Genova, sulla strada che porta al porto commerciale – racconta –. Oltretutto, ho apprezzato molto la tipologia di protesta: è stata bloccata solo una delle due strade, e i camionisti che passavano di lì, erano contenti di rallentare e fermarsi… Ognuno fa quello e come può. Ma di certo fa piacere essere fermati da gente che ti offre caffè, brioche, focaccia o altri viveri”.

Pizza, pane e focaccia sono stati sfornati a Perosa Argentina, dalle mani di un amico di Malan, il panettiere Simone Ghiano: “Non so cosa dire, davvero. Ho poco da dire – spiega Ghiano, piuttosto desolato –. La mia fidanzata è vaccinata, io no. Ci rispettiamo. È il rispetto quello che sta mancando, il rispetto verso le persone per una loro libera scelta, arrivando a precludere il diritto al lavoro. Quando ho saputo che il mio amico andava a Genova, non potendo andare con lui, ho voluto dargli qualcosa da portare. Un piccolo gesto da parte mia, che non servirà a molto, ma mi aiuta a sentirmi a posto con la coscienza”.

Tatiana Micaela Truffa

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