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Nuove Note | 05 dicembre 2021, 12:00

D!PS: raccontiamo la social-alienazione della Generazione Z

D!PS è un concept, è un sound, è l’evoluzione di un progetto precedente che ha portato i ragazzi a sbattere la testa diverse volte, ma anche ad arrivare ad intraprendere quella strada che sentono finalmente propria

La mia generazione - D!PS

La mia generazione - D!PS

I D!PS sono, come si definiscono loro, un trio strampalato che fa della musica la propria linfa vitale. D!PS è un concept, è un sound, è l’evoluzione di un progetto precedente che ha portato i ragazzi a sbattere  la testa diverse volte, ma anche ad arrivare ad intraprendere quella strada che sentono finalmente propria. Cosa raccontano? Pongono degli interrogativi sul rapporto di ognuno di noi con la realtà social che ci circonda. Ieri hanno pubblicato il singolo “La mia generazione”: le angosce e le inquietudini della Generazione Z messe in musica. 

Come si sono formati i D!ps e perchè hanno questo strano nome?


Il primo embrione del gruppo è nato sui banchi del liceo, eravamo un duo all’inizio, solo IIma e Den. In classe insieme siamo durati poco, ma nel frattempo avevamo cominciato a suonicchiare chitarra acustica e pianoforte e ci siamo buttati nell’incisione un po’ alla buona di una cover di “Imagine”. Di lì a qualche mese abbiamo deciso di creare il gruppo per provare a realizzare pezzi nostri sotto l’insegna “D!PS”. Il nome del progetto nasce dall’esigenza di trovare un nome breve e semplice, che potesse essere ricordato facilmente. Eravamo, e siamo tuttora, grandi fan di band anni ’60 come i Beatles, i Birds, i Kinks... E quindi “i D!PS” suonava perfetto.

Cosa ispira la vostra musica e i vostri testi?


La nostra generazione è cresciuta con Facebook. Ci siamo tutti iscritti molto presto, spesso a 11-12 anni. Da allora siamo sempre stati immersi in questa dimensione ibrida, mezza reale e mezza virtuale, in cui c’è l’illusione di una corrispondenza tra il social e il quotidiano. I meccanismi intrinsechi a queste piattaforme portano tutti noi a sentirci in difetto, inadeguati, e molto spesso queste dinamiche sono la prima causa dietro casi di ansia o depressione. 

Nella nostra musica non vogliamo dare risposte, ma piuttosto porre degli interrogativi, in particolare sul rapporto di ognuno di noi con la realtà social che ci circonda. Insomma, vogliamo raccontare la più grande ossessione della nostra generazione: la social-alienazione, come ci piace chiamarla. Le nostre più grandi influenze arrivano sicuramente dalla scena elettronica internazionale. In particolare siamo tutti e tre follemente innamorati del mondo della Bubblegum (impossibile non citare Charli XCX), dell’Hyper Pop (SOPHIE in particolare) e della Future Bass (Flume su tutti). Questi “universi paralleli” trovano posto nel pop che caratterizza i nostri pezzi, quello che definiamo con il nome “Pill pop” o “Pop in pillole”.

Il singolo appena uscito, “La mia generazione”, canta delle caratteristiche della Generazione Z. Tra i tanti problemi di questa fetta di popolazione, c’è una caratteristica positiva?


In realtà il brano racconta angosce e inquietudini della nostra generazione: nati e cresciuti nell’era digitale, siamo costantemente accostati a questa in maniera puramente dispregiativa. “Ma tu pensa a fare l’influencer che la vita vera è un’altra cosa, poi lo capirai” – sono idiozie simili ad alimentare quella retorica che dipinge il nativo digitale come una sorta di decerebrato, privo di ideali, che trascorre le sue giornate piegato su uno schermo. Il messaggio del brano è chiaro e diretto: la mia non è la generazione dei selfie, ma questo è quello che vogliono farti credere quei 4 boomer che aderiscono a questa distorta visione della realtà. 

State lavorando ad un Ep, cosa ci potete anticipare?

Il nostro EP, in uscita nel 2022, si chiamerà “DUEM!LAEQUALCOSA”. Sarà una raccolta di brani, di cui alcuni sono già usciti, il cui filo conduttore è proprio l’universo dei social media. Come già il nome può suggerire, è il racconto di un futuro indefinito, che è già un po’ passato e allo stesso tempo un po’ presente. Non descrive un futuro distopico alla Orwell, non ha un’impronta disfattista, si limita a fotografare il mondo della generazione social. All’interno dell’EP possiamo trovare brani che raccontano i meccanismi di “social media addiction” alla base di realtà come TikTok. Allo stesso tempo la piaga della disinformazione, tanto pericolosa in tempo di pandemia, che viene costantemente alimentata dalle dinamiche di queste piattaforme. Un altro aspetto è la ricerca dell’apparenza, mostrarsi in un certo modo per ottenere l’approvazione degli altri; impossibile non citare Instagram in questo caso. Abbiamo avuto l’opportunità di collaborare con i ragazzi di una compagnia teatrale torinese, Aftalina, che ci hanno dato una grossa mano a tradurre tutto questo nei videoclip che accompagnano i brani. Sono riusciti a creare questa sorta di universo parallelo in cui le paure astratte di ognuno di noi prendono una forma concreta. Hanno davvero dato un valore aggiunto alle canzoni: dopo aver visto i videoclip, la musica colpisce ancora più forte. “DUEM!LAEQUALCOSA” si conclude con una domanda: di qui dove si va? Lasciamo a chi ci ascolterà la risposta, come già detto noi facciamo solo domande.

La vostra Torino musicale e non.

Torino è una città che ci ha dato e continua a darci tantissimo sia come musicisti che come spettatori. Realtà come OFF TOPIC e iniziative come Reset e Apolide Festival, per citarne alcune, sono la dimostrazione che qui in questo momento c’è una scena musicale invidiabile, e non si parla solo dei big, ma anche di artisti più di nicchia. C’è una curiosità diffusa, sono tutti pronti ad ascoltare, ed è proprio questo il valore aggiunto, che difficilmente suonerai davanti a una sala vuota. Nel nostro percorso in particolare abbiamo avuto l’occasione di lavorare sul nostro pezzo “O almeno così d!cono” con un grande di Torino come Max Casacci. È stata un’esperienza che ci ha decisamente segnati, è stato lui il primo ad indirizzarci verso il mondo dell’elettronica e che ci ha spinti ad inserire certe influenze nella nostra musica. Torino è stata la nostra più grande benedizione, se non fossimo nati e cresciuti qui, di sicuro oggi non saremmo i D!PS e probabilmente non saremmo nemmeno musicisti.

News, live in programma, appuntamenti?


Stiamo lavorando a un nuovo progetto, e ci ha particolarmente incuriositi tutto il dibattito su Meta e sul metaverso prospettato da Zuckerberg. Quale posto occuperà tutto ciò nel nostro quotidiano? Potrebbe essere un passo avanti oppure un nuovo incubo? Si va verso un nuovo stadio della social-alienazione? Come abbiamo detto prima: non abbiamo le risposte, noi facciamo solo domande. Per ora stiamo cercando di immergerci in questa nuova prospettiva, e chissà, magari verrà fuori un singolo, o un altro EP, o forse un album. 

Federica Monello

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