“Il Governo Draghi non riconosce i veri problemi”: il mondo della scuola è sceso in piazza, anche a Torino, per rivendicare le battaglie portate avanti da mesi e che contrastano nel profondo la visione e le politiche dell'esecutivo sull'istruzione. I sindacati di base Cub e Cobas, in occasione dello sciopero nazionale del settore, hanno inscenato un presidio di protesta davanti all'Ufficio Scolastico Regionale di corso Vittorio Emanuele II.
Le richieste
Secondo i rappresentanti dei sindacati, la direzione intrapresa è quella sbagliata e si dovrebbe partire con un aumento salariale per gli insegnanti: “Sapevamo già – ha spiegato la coordinatrice provinciale di Cub Scuola Giulia Bertelli – che il rinnovo dei contratti dei docenti e del personale ata non avrebbe colmato il gap con il resto dell'Europa: l'Italia è agli ultimi posti della graduatoria con Grecia e Portogallo, mentre è tra le prime per gli stipendi dei dirigenti. Oltre all'equiparazione salariale servirebbero anche investimenti sull'edilizia scolastica”.
Anche a livello di gestione dell'emergenza pandemica, le critiche non mancano: “Con il 95% di personale già vaccinato – ha proseguito Bertelli – l'obbligo è fuori luogo: abbiamo comunque molte classi in quarantena perché siamo in troppi. Nella finanziaria è prevista una riduzione del numero di alunni per classe a organico invariato quando invece servirebbe aumentarlo, questo significa che il governo non vuole affrontare i problemi reali. Vanno anche rinnovati i contratti Covid perché questi colleghi servono a livello strutturale”.
Investimenti e Pnrr
Nel mirino dei sindacati c'è anche la gestione del Pnrr: “In un paese civile come il nostro - ha commentato Pino Iaria dell'esecutivo nazionale di Cobas Scuola – ci vorrebbero più investimenti su scuola, sanità e trasporti, anche grazie ai fondi in arrivo per il Piano, ma ciò non è stato fatto nonostante le promesse. Oggi siamo scesi di nuovo in piazza per chiedere infrastrutture decenti e la stabilizzazione di tutti i contratti Covid perché senza personale la scuola non può andare avanti; noi continueremo la nostra battaglia, anche se è molto dura, scioperando e gridando forte l'importanza della scuola per l'Italia”.