Nuove Note | 12 dicembre 2021, 17:20

Dobermann: dieci anni di rock on the road tra Italia ed Europa

I dobermann

I dobermann

I Dobermann sono una band fondata nel 2011 dal bassista e cantante Paul Del Bello e completata dal chitarrista Valerio ‘Ritchie’ Mohicano e dal batterista Antonio Burzotta. Il gruppo ha suonato oltre 800 concerti in giro per l’Italia e l’Europa. Lo scorso 11 Giugno 2021 hanno pubblicano “Shaken to the core”, la sintesi di tre anni di scorribande on the road e on the stage. Quest’anno festeggiano il loro decimo anno di attività programmando altri live in Italia e oltralpe.

Come si sono formati i Dobermann e perchè si chiamano così?

Paul: Abbiamo cominciato nel 2011, in piena recessione economica, con Youtube e Facebook che si apprestavano a dare la zampata finale al mercato discografico. Era davvero uno scenario apocalittico e mi ricordo un amico che all'epoca mi disse: “Solo un pazzo metterebbe su una band nuova adesso!”. Ed eccoci qui! Non avevamo niente, un furgone preso in prestito, due amplificatori scorticati e qualche contatto. Non avevamo nemmeno niente da perdere, per cui abbiamo cominciato a suonare ovunque, in qualsiasi situazione si potessero montare una batteria e un impianto voce. Abbiamo registrato il nostro primo album autoprodotto e abbiamo cominciato a girare l'Italia in lungo e in largo... in Statale per risparmiare soldi e poter stampare le magliette. Abbiamo percorso la distanza tra Torino e Taranto senza autostrada e senza assicurazione, giuro! Ed eccoci qui, ancora belli freschi dopo 10 anni, 3 furgoni e 5 album pubblicati a inaugurare una nuova decade on the road! 'Dobermann' lo abbiamo scelto perchè è secco, facile da ricordare ed è internazionale. Come 'KISS', 'Rush' o 'Ratt'. È perfetto per noi, siamo dei cagnacci!

Sound e lingua che punta all’internazionalità, cosa ispira la scrittura dei vostri testi?

Paul: I primi due album , 'Dobermann' e 'Vita da cani' li abbiamo registrati in italiano. Volevamo essere la band di rock & roll grezzo con i testi in lingua madre che ai tempi ancora non c'era. È stato molto stimolante, perchè cantare rock in italiano è un'impresa tutt'altro che facile. Non è facile adattare la lingua a questo tipo di musica, non puoi essere troppo criptico e non puoi essere troppo esplicito, ma penso che tutto sommato abbiamo fatto un buon lavoro, sopratutto con il primo album. Quei testi parlavano soprattutto di strada e di alienazione, due concetti molto familiari al tempo! Con gli anni ci siamo evoluti e nel 2017 abbiamo deciso di cominciare a produrre esclusivamente musica in Inglese. Ovviamente ci ha aperto tutta una serie di opportunità che prima non avevamo. Non c'è un unico filo conduttore per quello che riguarda i testi, i concept album e il rock non vanno molto d'accordo! Cerchiamo di ragionare 'per canzone' e non 'per album' , ogni canzone è un universo a sé stante, con la sua storia, la sua genesi e il suo significato. La scintilla per l'ispirazione può arrivare ovunque e in qualsiasi momento: leggendo un libro, guardando un film, parlando con qualcuno o osservando una scena per strada. A volte basta una parola o un suono che ti piace. Una volta che c'è il titolo, il resto arriva da sè. Non mi è mai capitato di sedermi al tavolo e dire: “Ok, adesso voglio scrivere un testo che parla degli attentati terroristici”. Magari qualcuno ci riesce ma per noi non funziona così.

Oltre 800 concerti in giro per l’Italia e l’Europa,tante le tappe in Spagna e Inghilterra. Quale il pubblico che non dimenticherete mai?

Ritchie Mohicano: Ci sono meravigliose piccole diversità nell’approccio di ogni pubblico, inevitabilmente legate all’estrazione socio-culturale dei posti che visitiamo. Associo il pubblico spagnolo alla “siesta” e alla “fiesta toda la noche”, ad esempio, perché i ritmi sono più lenti e rilassati rispetto alla frenesia di altre realtà europee e questa attitudine si riflette nella gente! In Inghilterra assapori fin da subito la magia di un clima più ostile, un’irrequietudine degli elementi più palese. Comprendi che la vita dei paesi più a Nord si focalizza e si libera subito dopo la giornata di lavoro, quasi come uno sfogo istintivo immediato, più goliardico, che generalmente raggiunge l’apice tra le 20 e l’una di notte. Il pubblico brandisce i boccali traboccanti di birra come fossero le armi della nazione ed essendo nel paese dove sono nate quasi tutte le mie band preferite del mio background, l’atmosfera è da capogiro! “Sai” che quel pubblico ti “capisce” molto bene ed è un grande piacere soddisfarne l’aspettativa. Il centro Europa offre un pubblico più moderato nella goliardia di solito, ma questo clima distinto raduna tanta gente diversa sotto la stessa grande stella: ragazzi giovanissimi, biker navigati, famiglie con bimbi, anziani rockettari e sfavillanti ragazze adornate di orpelli rock n roll che han voglia di stare bene insieme! Ricordo decine e decine di grandi eventi tra Svizzera, Austria e Germania, dove siamo stati travolti da un’accoglienza meravigliosa! La nostra Italia al momento, devo ammetterlo, offre uno degli spaccati migliori, una bella combinazione di queste tre prospettive. Siamo tutti figli del mediterraneo, abbiamo i sentimenti del mare, la voglia di scatenarci e rompere le catene, e siamo dei fighi!

AntoN: I primi anni li ricordo davvero come brutali. Concerti ovunque e guidate al limite della follia per raggiungere i posti più assurdi. È stata una bella avventura. In Inghilterra bisogna approcciarsi con umiltà, in quanto è la patria del genere che suoniamo, ma è molto bello quando al termine di un nostro concerto, scoprono che siamo italiani. Ogni volta si stupiscono e non credono ai loro occhi. Purtroppo il cibo per i musicisti non è quasi mai contemplato.. Grrr!! Per il resto in ogni paese ci sono Pub dov’è possibile esibirsi e le live venue sono davvero ben strutturate. Finito il concerto, tutti fuori dal locale a calci nel sedere, si chiude! Invece in Spagna si trova un pubblico più festaiolo e le pressioni sono anche minori, quindi ne guadagna il divertimento e la spontaneità. Anni fa mi stupii di come, in un paesino sperduto a nord di Vigo, il pubblico conoscesse a memoria il testo della nostra canzone ‘Testarossa’. Questo non me lo potrò scordare!

L’ultimo vostro disco Shaken To The Core, uscito a giugno, racconta del vostro viaggio musicale europeo ma sotto quale punto di vista?

Ritchie Mohicano: Negli ultimi quattro anni la band ha acquisito ancora più identità nel suo sound. È un percorso iniziato con la “svolta” del disco precedente, “Pure Breed”, nel quale, col mio ingresso, abbiamo marcatamente aggiunto una “zampa americana” alle chitarre della formula fino a quel punto adottata dai Dobermann. Ci siamo poi spontaneamente allontanati dai cliché previsti dal genere “Hard Rock” classico, proponendo invece una sessione ritmica sempre più serrata, con intrecci inattesi tra basso e batteria. Una sessione ritmica che “parla” tanto quanto una chitarra, ma lo fa su frequenze diverse. Abbiamo poi combinato questo col marchio dei riff a “muro” di cui siamo portabandiera. A questo abbiamo aggiunto un ingrediente speciale, quello delle armonizzazioni vocali di cui siamo grandi appassionati, per creare un’effetto più “beatlesiano” sui ritornelli! La ciliegia sulla torta l’abbiamo messa cercando di rimanere fedeli ad una produzione meno artificiale possibile: in un mondo di fatiscenti trigger e griglie e quantizzazioni digitali sulle batterie, abbiamo optato per un suono reale e dinamico. Abbiamo evitato sovraincisioni di chitarra multiple per rispettare la nostra formula live ed essere attigui a ciò che sappiamo proporre quando suoniamo insieme, in una stanza, in una sala, su un grande palco di un grande Festival. Aggiungeteci il succo delle nostre avventure di questi ultimi 4 anni di tour e comprenderete cosa siamo riusciti ad immortalare su “Shaken To The Core”, l’album che ci consacra anche come migliori scrittori di canzoni, rispetto al passato, dove non ci si dilunga, si va dritti al succo dell’informazione che vogliamo trasmettere e ci si divincola nel corso della struttura di un brano offrendo tanti cambi e grande dinamica. Buon ascolto!

AntoN: Girare l’Europa ti fa prendere coscienza di molte realtà differenti di cui prima avevi solo sentito parlare. Il viaggio ti plasma e il risultato è la musica che riesci a tirar fuori. In questo disco abbiamo voluto percorrere strade ancora inesplorate dai Dobermann e questo aspetto regala al nuovo album una buona varietà. Ci siamo divertiti a sperimentare qualcosa che andasse oltre ciò che si aspettano i nostri fan. Speriamo di avervi stupito in positivo!

Venerdì avete spento le vostre prime dieci candeline, come siete cambiati dal primo disco ad oggi?

Paul: Il primo disco è quello dove abbiamo infuso il nostro mana primordiale. È grezzo e imperfetto, ma ha un bouquet unico e irripetibile. Ora siamo più audaci musicalmente, non abbiamo paura di osare. Dieci anni fa non ci saremmo mai sognati di mettere una ballata in un album! Anche perché io non sarei stato assolutamente in grado di cantarla! Le uniche cose che non sono mai cambiate in questi 10 anni sono l'impegno e la passione che mettiamo in ogni nota e in ogni parola. Oggi siamo sicuramente musicisti migliori, o almeno mi piace crederlo.. ai posteri la sentenza!

AntoN: Io sono subentrato dal secondo anno dalla nascita della band. Devo dire che in quasi 10 anni sono cambiate molte cose. La band è nata come punk, poi dal secondo album in italiano la direzione è diventata più rock. Con Valerio e la sua Les Paul siamo passati all’inglese e sono cambiate le cose. Dal modo di valorizzare ciò che facciamo, a cercare di offrire al pubblico qualcosa di qualità che non sia banale e visto e rivisto mille volte, alla composizione dei brani sempre più vicina a quello che farebbe un produttore esecutivo, alla cura dei dettagli come merchandise e contatto con i fans. Speriamo di migliorare ancora!

La vostra Torino musicale e non.

Paul: Come gran parte delle cose, per me è amore/odio. Amore per la sua arte, per i suoi viali, per il suo essere metropoli senza essere metropoli, per i suoi angoli liberty, le sue albe gelide, per l'incomprensibile senso di sicurezza che mi dà il vedere da lontano le Alpi innevate. L'odio profondo per il suo disordine, per il suo traffico spietato, per il suo terribile accento, per la sciatteria e il grigiume delle periferie, per lo smog che ci penetra fino in casa e al quale tutti siamo ormai assuefatti, per il suo groviglio di regole desolatamente italiane. E soprattutto per la sua cucina, che non ho mai sopportato!

Ritchie Mohicano: Come si può non amare Torino?

Sono appassionato della sua storia e della sua magia, fin dalla mia adolescenza. Torino mi ha fatto scoprire tutti i sentimenti che possono albergare nel cuore di un uomo, mi ha fatto vivere storie bellissime, ho sofferto amaramente, ho fatto errori meravigliosi e ho raggiunto traguardi di grande soddisfazione! Torino è la mia casa, non dimenticherò mai l’orgoglio che ho provato di fronte al pubblico presente alle nostre serate di presentazione dei nostri album. I cosiddetti “release party” dove più di 300 persone si sono radunate per dirci quanto ci vogliono bene e quanto per ognuna di loro evidentemente, significhiamo. Amo follemente il nostro pubblico di casa, cantano le nostre canzoni anche nelle strofe ormai e sono spesso autori di grandi ed inaspettate trasferte, quando andiamo a suonare fuori! Torino pullula di band ed il suo cuore pulsante affonda le sue radici nella musica! Gli anni ‘90 e 2000 sono stati significativi per la scena Hardcore internazionale. Abbiamo avuto grandi band che hanno detto la loro. Inoltre Torino è Jazz, da sempre! I vicoli sono intrisi di jazz, di blues e conosco decine di super musicisti da brivido, che sono autori e protagonisti di grandi iniziative molto in vista. Torino è rock? Sono tante le band che nell’indie hanno cercato una loro strada. Sull’hard rock potete contare sui Dobermann. Da quando esistiamo! Abbiamo grandi obiettivi, siamo ancora giovani come realtà (10 anni!) mi auguro di riuscire ad arrivare ad una condizione nella quale sentirete parlare di noi anche quando non lo desidererete, ahah! La città sta ripetendo. Ci sono locali stratosferici come Il Supermarket, Hiroshima Mon Amour, il cap 10100, Spazio 211, il

Blah blah, lo ziggy, il Mcryan’s e tanti altri ancora che non aspettano che voi!

AntoN: Torino offre diverse opportunità. Viene eseguita dal vivo ogni tipo di musica ed ha un circuito rock molto seguito. Il nostro legame con Torino è molto forte. Negli anni siamo riusciti a consolidare una fan base di tutto rispetto nella nostra “Hometown”. Le persone che ci vengono a sentire spesso ci conoscono anche a livello personale, questo crea sempre un’aspettativa di alto rendimento che non si vuole mai deludere, cosa che ci fa rimanere sempre sul pezzo e non ci fa mollare!

News, live in programma, appuntamenti.

Ritchie Mohicano: Saremo protagonisti di un festival in UK strepitoso nel 2022: l’Hard Rock Hell, una realtà che abbiamo inseguito per anni e che finalmente si è accorta di noi. Ci esibiremo poco prima di headliners del calibro di The Darkness e Skid Row! Tenete gli occhi aperti! Tanti altri grossi festival sono in via di conferma e a breve ne vedrete delle belle! Il calendario live dei Dobermann è in continua evoluzione e “non dorme mai”! Prendete appunti della tappa più vicina a voi e venite a vederci live e a comprare il nostro nuovo album! Spargete la voce, non esiste un modo migliore per supportarci! Abbiamo un tour in UK sin programma per il 2022 e uno in Spagna in fase di costruzione! Ci vediamo on The Road.

Pau: il prossimo appuntamento live in zona è il 22 Gennaio al civico 25 di Caselette. Prima passeremo da Trento, Piacenza, Milano e Bergamo, e se tutto va bene, in Austria a metà Gennaio. I concerti sono ripartiti a scossoni, è difficile mantenere un'attività live consistente e ce la stiamo mettendo tutta per tenere il timone. Non è facile fare progetti in questo momento. Viviamo alla giornata. Seguiteci sui social per sapere che succede!

 

Federica Monello

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Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

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Nuove Note è la rubrica che ogni settimana ti fa conoscere un nuovo progetto musicale emergente nato tra la Mole Antonelliana e un pentagramma, tra i boschi piemontesi e una sala prove casalinga, tra uno studio di registrazione e i chilometri che lo separano da un paesino in provincia. Nuove Note ti racconta le storie e la musica gli artisti più interessanti della scena musicale piemontese.

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