- 19 dicembre 2021, 09:06

Quando il bicerin rischiò di migrare a New York

La leggenda racconta di come le sorelle che inventarono la nota bevanda torinese rifiutarono l'offerta di due facoltosi americani

Quando il bicerin rischiò di migrare a New York

Una giovane coppia bella e distinta entrò nel locale.

Il freddo umido proveniente dalla piazzetta spariva all'interno, tra poltroncine, calore e un'atmosfera che sembrava quella di un'altra epoca.

I due si sedettero uno di fronte all'altra, guardandosi intorno con aria curiosa mentre i locali avventori non alzavano i nasi dai loro piccoli bicchieri.
"Che delizia" si sentiva da una parte.
"Il mio peccato preferito" si esclamava dall'altra.

Dopo pochi minuti, i due bicchierini vennero serviti anche al tavolo degli ultimi arrivati che procedettero all'assaggio con grande attenzione. Annusarono, girarono la densa bevanda con il cucchiaino, leccarono goduriosamente il suddetto, sollevarono il bicchiere e, all'unisono, bevvero.

Il cioccolato unito al caffè riempì loro il palato, tra gusto e sostanza, come un'onda di denso piacere. Il profumo della crema di latte raggiunse il cervello, andando a ridestare piacevoli ricordi d'infanzia e a crearne altri ancora più potenti. Il legno e i velluti del locale abbracciarono tatto e vista, facendo sentire i due avventori, allo stesso tempo, a casa e in un nuovo luogo magico e antico.

"È straordinario, proprio come ci hanno raccontato" disse la donna commossa dall'esperienza di amorosi cioccolatosi sensi appena vissuta.
Poi, rivolta a una cameriere, "Avremmo bisogno di parlare con il proprietario, è possibile?".

Poco dopo, due signore si presentarono al tavolo, "Ci cercavate?" chiesero.
"Sì, abbiamo un'offerta che non potete rifiutare".

Da un lato una coppia di rampanti imprenditori statunitensi, di probabili origini italiane. Dall'altro le due sorelle del Bicerin in piazza della Consolata, eredi di una ricetta segreta, di una tradizione di famiglia e di un luogo piccolo e perfetto.

La coppia dedita agli affari era piena d'entusiasmo.
"Vogliamo portare il Bicerin a New York!".
La coppia di sorelle pareva ascoltarli solo per cortesia.
"Noi stiamo bene qua ma grazie".

Gli americani sognavano un futuro di successo ed erano pronti ad adattarsi a tutte le richieste delle sorelle.
"Il Bicerin nasce qua, con prodotti locali" dicevano queste ultime.
"E noi faremo arrivare tutti gli ingredienti da qua", rispondevano gli americani.
"Questo locale è parte della magia, rende unica l'esperienza"
"lo ricostruiremo uguale a Manhattan"
"Uguale?"
"Si, mattone per mattone"
"E la vista? La piazza, la Consolata?"
"Ricostruiremo anche quelle!"
"Non vi sembra di esagerare?"
"Noi siamo americani, ci piace esagerare. Allora accettate?"
"No, ci dispiace ma no. Noi siamo torinesi e a noi esagerare non piace neanche un po’. Se volete però vi offriamo la consumazione, dopo tutti i km che avete fatto".

Narra la leggenda che un giorno due americani si siano presentati al Caffè Al Bicerin, pronti ad acquistare tutta l'azienda e a portarla negli Stati Uniti. Parevano essere disposti a tutto per accontentare le proprietarie ma l'accordo non si concluse. Le due sorelle Cavalli, che gestirono il locale dal 1917 al 1971, non volevano espandersi, stavano bene dove stavano, loro e il Bicerin.
Che sia una storia vera o meno, sicuramente pare credibile e rappresenta bene lo spirito torinese.

Rossana Rotolo

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