Cultura e spettacoli - 16 gennaio 2022, 15:24

Emiliano Paoletti: "Il Polo del '900 sarà un luogo sempre più aperto e condiviso"

Dal 1° aprile sostituirà Alessandro Bollo. Orario serale esteso, attenzione per i giovani, condivisione degli spazi e innovazione digitale tra i temi delle sue linee guida

"Sono felicissimo e mi sento davvero fortunato di aver ricevuto questo incarico" sono queste le prime parole di Emiliano Paoletti, che diventerà ufficialmente direttore del polo del '900 a partire dal 1° aprile, prendendo il posto di Alessandro Bollo.  

Innovazione, giovani e condivisione sono le parole chiave che possono riassumere le linee guida di Paoletti per il centro culturale. 

"Il polo è una rete composta da 26 enti partecipativi, perciò il mio sarà un lavoro collettivo. Insieme cercheremo di trovare punti di incontro tra il lavoro svolto fin qui e l'apporto che potrò portare con il mio background, per andare a un'evoluzione del centro". 

In che modo? 

"Prima di tutto dovremo capire come convivere con il Covid, soprattutto puntando sull'innovazione. In questi ultimi due anni, la pandemia ha pesato molto sul progetto, anche per le sue caratteristiche, un luogo in cui stare insieme". 

Come si trasformerà in futuro? 

"L'immagine che ho in mente è di un polo sempre più abitato, un luogo versatile in cui ognuno si possa riconoscere, che sappia stare all'interno della città, ma abbia posto per l'ascolto delle nuove generazioni. Si tratterà di capire come utilizzare nuovi linguaggi, rendere protagonisti i giovani per farli ragionare sulle responsabilità civiche che vogliamo trasmettere. Vedo un luogo aperto, condiviso, che faccia da motore per tutti gli enti".  

Sulla gratuità del Polo, il futuro direttore conferma che nulla cambierà. Il pubblico potrà entrare gratis. Quali saranno dunque le differenze sostanziali con la sua direzione?  

"Ho intenzione di fare un lavoro di sviluppo e al tempo stesso portare a compimento una parte della visione di Alessandro Bollo. Mi piace l’idea di ampliare la fruibilità dello spazio, già oggi ha orari ampi fino alle 21, ma vorrei estenderlo, magari legandolo ad altre attività. Vorrei poi continuare a lavorare con altre forme artistiche, parlo di linguaggio video, ma anche musica, in modo che i giovani possano trovare quello che non si aspettano. Vorrei invitare gli artisti a lavorare su alcune produzioni usando il proprio linguaggio. Infine, mi concentrerei sui contenuti online, non solo fisici, come podcast e contenuti digitali che oggi proliferano e che possono intercettare l'attenzione del pubblico giovane. In generale, il Polo dovrà essere parte di un’esperienza". 

In questo senso in che modo secondo lei museo si potrà legare sempre di più alla città? 

"Lavorando sulle nuove forme di esperienza culturale. Questi due anni di Covid ci hanno insegnato a stare insieme in modo diversi, un tema di sperimentazione su cui il centro penso possa lavorare bene. Il messaggio che dovrà passare è far comprendere ma anche far sentire che certi valori, come quello della memoria, sono utili e fondanti per il presente e il futuro". 

In passato ha già lavorato e vissuto a Torino, la trova cambiata? E' felice di tornare nel capoluogo sabaudo? 

"Sono molto felice di tornare. Ho vissuto Torino dal 2010 al 2013 e comunque avevo bisogno di vivere ancora questa città, di esplorarla e di essere un operatore del suo sistema culturale. Possiede alcuni elementi che sono consolidati, pensiamo al successo del Salone del Libro, alla settimana dell'arte contemporanea, agli eventi sportivi, ma anche al Polo, che ha registrato in due anni davvero numeri importanti. Dovremo misurarci con tutti questi elementi".