E’ di nuovo emergenza negli ospedali piemontesi. A lanciare l’allarme è Cimo Piemonte, il sindacato della dirigenza medica, che evidenzia come le strutture e il personale sanitario locale siano nuovamente in difficoltà nella gestione dei pazienti. Mentre lo scorso anno, il flusso di cittadini verso i nosocomi era contingentato e i ricoveri erano legati a gravi patologie, la maggioranza delle quali collegate al coronavirus, oggi la situazione grazie alla vaccinazione è completamente cambiata. I pronto soccorso sono in grande difficoltà, mancano personale sanitario, posti letto nei reparti e tutto questo genera inevitabili conseguenze a scapito di medici, infermieri e soprattutto pazienti.
"Situazione insostenibile"
Una situazione che sta diventando insostenibile e allora è lecito domandarsi il perché durante i mesi estivi, quando l’indice dei contagi era sotto controllo, non sono stati fatti interventi tempestivi sulle strutture sanitarie per renderle più funzionali e sicure in previsione di nuove ondate di contagi, puntualmente verificatesi.
Gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Sanità parlano di oltre 2000 ricoverati negli ospedali del Piemonte, di cui quasi 150 in terapia intensiva. Il personale sanitario è così costretto a turni massacranti coprendo i reparti ma anche le terapie intensive, le strutture ospedaliere continuano a non essere adeguatamente funzionali nel gestire tutte le patologie, con una pericolosa promiscuità nei reparti tra pazienti positivi e non. La carenza di personale DEA sfiora il 40% con una continua e preoccupante fuga di medici dalle strutture pubbliche verso il privato e l’estero. Gli ospedali non sono più luoghi sicuri, il personale subisce aggressioni fisiche e verbali all’interno delle aree di emergenza e sono in forte aumento tra i medici i casi di burnout.
Non sarebbe quindi il caso di investire, attingendo dalle risorse straordinarie messe a disposizione dal Pnrr, in strutture ospedaliere dedicate alle emergenze pandemiche, con aree di sicurezza e di cura di pazienti all’avanguardia e personale sanitario dedicato, senza penalizzare pesantemente le strutture sanitarie locali? In questa direzione Cimo Piemonte si era già espresso nei confronti delle istituzioni regionali nel proprio manifesto programmatico per una rinnovata agenda sanitaria piemontese, proponendo un intervento importante dell’Amedeo di Savoia, per renderlo un centro di eccellenza nazionale ed europeo sulla gestione di malattie infettive.
"Trasformare l'Amedeo di Savoia in centro di eccellenza europeo"
“Come sindacato siamo preoccupati per la situazione in cui versano gli ospedali della nostra regione, sia strutturalmente, ci sono edifici molto vecchi e poco funzionali rispetto ad una riorganizzazione interna che, alla luce del perdurare della pandemia, deve prevedere una netta distinzione tra reparti Covid e non, sia in merito alla carenza di personale sanitario, oggi nuovamente sotto stress, costretto a turni massacranti tra emergenza, reparto e terapia intensiva. Occorre urgentemente intervenire, attingendo anche dalle risorse straordinarie del Pnrr, per rendere più sicuri e meglio organizzati i nostri nosocomi e al tempo stesso ridisegnare il servizio verso la cittadinanza direttamente sui territori facendo respirare i pronto soccorso, che devono tornare ad essere luoghi protetti e funzionali alla sola emergenza", ha dichiarato il Segretario di CIMO Piemonte, Sebastiano Cavalli.
"Come Cimo Piemonte ci rendiamo disponibili nell’interlocuzione con l’Assessorato Regionale alla Sanità per riuscire insieme ad operare in modo tempestivo e migliorare l’attuale assistenza sanitaria locale e in tal senso ci siamo già espressi con una proposta legata ad un intervento sostanziale dell’Amedeo di Savoia per renderlo punto di riferimento europeo in tema di malattie infettive”, ha concluso Cavalli.