Attualità - 27 febbraio 2022, 09:20

NOVA LEX, NOVA LUX - Abati e re, battaglie e miracoli tra le pagine della Cronaca di Novalesa

Il Chronicon non è un libro di pagine rilegate, ma una lunga pergamena che veniva arrotolata, un "rotulo", e ancora oggi svolge e riavvolge Storia e leggenda

NOVA LEX, NOVA LUX - Abati e re, battaglie e miracoli tra le pagine della Cronaca di Novalesa

Oggi il mio regalo è un viaggio dello spirito. Un passo dopo l’altro, la Via Francigena si sfrangia in mille rami, mille deviazioni, si riduce a un sentiero tra le radici dei faggi e le rocce affioranti, con lo zaino in spalla.

Il treno fila veloce, i paesi dai nomi familiari si susseguono, il profilo familiare della Sacra è porta e sentinella della vallata, e ancora oltre il profilo innevato del Rocciamelone indica la via che era stata per secoli quella dei pellegrini.

A Susa il cielo è limpidissimo, solcato da nuvole bianche sospinte dal vento come maestosi velieri: mi confondo tra la piccola folla multicolore tra brandelli di conversazoni in italiano e in francese, e mi avvio verso la Val Cenischia.

La Via Francigena si sfrangia in mille derivazioni, come rivoli d'acqua, e da strada trafficata si riduce talvolta ad un sentiero, e proprio come un corso d’ acqua da sempre traghetta pellegrini, linguaggi, idee attraverso i luoghi del Sacro.

Nel folto del bosco il sentiero ha un fondo soffice di terra e foglie dalla fragranza umida, grossi sassi piatti per guadare un ruscello, e poi un muro austero di pietre grigie annuncia l'Abbazia, coi suoi tetti di lose scintillanti al sole.

E' ancora presto, e alla biglietteria un giovane frate mi invita a visitare il museo: nelle teche sono esposti libri, salmi e salteri, caratteri danzanti che ora non riconosciamo , un foglio ingiallito vergato in caratteri carolingi... Il Chronicon Novaliciense, la cronaca scritta da un monaco sconosciuto, la storia della Novalesa dalla sua fondazione nel 726 fino al XI secolo...

Nova lex, nova lux, il gioco di parole nascosto nel nome di questo luogo fa emergere la figura dell’abate Abbone, in cerca di un luogo ove tenere i suoi monaci lontani da qualsiasi tentazione, concentrati sulla preghiera nel loro percorso di avvicinamento a Dio. Soprattutto le tentazioni della compagnia femminile temeva il buon abate, tanto che subito fece erigere all'entrata del cenobio una croce che fosse limite invalicabile per ogni donna di qualunque lignaggio.

E poi ancora Carlo Magno, che alla Novalesa sosta col suo esercito mentre si prepara a combattere contro i Longobardi, e progetta un Impero che sia Romano, libero dai Barbari, ma soprattutto Sacro, sotto la benedizione della Chiesa. Proprio re Carlo in uno dei suoi viaggi giunge qui accompagnato dalla moglie Berta (anche se secondo la Storia nessuna delle mogli del sovrano portava questo nome), che per curiosità tenta di infrangere le regole introducendosi nel monastero travestita da monaco. L'ira divina non si fa attendere, e la sfortunata nobildonna crolla a terra fulminata. Carlo accetta la punizione, e torna ancora più volte, per consigliarsi con l'abate Frodoino, suo amico e confessore. Sempre tra queste mura, secondola leggenda, incontra un giullare longobardo (o, secondo altre fonti, il Diacono Martino) che gli indica la via sullo spartiacque tra la Valsusa e le valli Chisone e Sangone, per sorprendere alle spalle i Longobardi di Desiderio... Sì, il Sentiero dei Franchi!

Campanelli, in lontananza, poi sempre più distinti, e il passo pesante di un pellegrino lacero. Waltario senza pace, guerriero errante che dopo aver perso gli affetti più preziosi – patria, amore, famiglia – cerca solo più Dio, per trovare un motivo alla sua vita . Cerca un posto dove tutti cerchino Dio, così forte da non sentire i campanelli del suo bastone, e lo batte forte in terra, per farsi sentire, per far sentire da cosa rifugge : niente, i monaci assorti nel canto delle Lodi non sentono. Waltario ha trovato la sua casa.

Eldrado è arrivato alla Novalesa attraverso la semplicità: nato da famiglia aristocratica francese, abbandona le ricchezze per lavorare la terra, per assistere quotidianamente al miracolo dei germogli, del raccolto, della terra che si ammanta di neve, e ancora non basta. Dopo aver coltivato la terra, parte pellegrino, e coltiva la carità per le strade, in mezzo alla gente. La Novalesa però non è luogo per rammolliti, e l’abate Arnulfo gli dà una bisaccia, e lo rimanda per la strada, per provare la forza della sua scelta. Eldrado ritorna, e raccoglie l’eredità di Arnulfo alla guida dell’abbazia. Lo possiamo ancora vedere, nello splendore dei colori, ricevere la veste da monaco, e accarezzare i grappoli gonfi… Il miracolo si è compiuto ancora.

I miracoli, qui, si compiono continuamente, qui un monaco può addormentarsi al sole, su un grosso sasso, e poi scoprire di non conoscere più nessuno, e che nessuno lo conosce, perché ha dormito trecento anni. Può accadere che un altro monaco, spogliato dai ladri, si stufi di mostrare mansuetudine e, strappata la zampa ad un bue, si serva di questa clava improvvisata per mettere in fuga i malfattori. Ovviamente, subito dopo si pente, riattacca la zampa all’esterrefatto bovino, e torna al monastero a chiedere perdono all’abate per il momento d’iracondia.

Voci, vive e vivaci, di persone che escono dalla Cronaca per parlarci, tanto vere che possiamo vederne i sai polverosi, i mantelli ornati di pelliccia, i fili grigi della barba e il graffiare della penna sul foglio.

Il Chronicon non è un libro di pagine rilegate, ma una lunga pergamena che veniva arrotolata, un "rotulo", e ancora oggi svolge e riavvolge Storia e leggenda, fino a confonderle e sovrapporle.

Grazia Dosio

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