Pinerolese - 28 febbraio 2022, 13:08

Atti vandalici a Perosa Argentina: “I giovani vanno seguiti”

Gli episodi degli ultimi mesi fanno riflettere sul disagio di alcuni ragazzi, ma il sindaco precisa: “Non è detto che vivano in paese”

(Foto di repertorio)

Panchine danneggiate nella piazzetta del Palaplan, ma anche lancio di petardi con vento e siccità, oltre a insulti agli adulti che li richiamano. Negli ultimi mesi Perosa Argentina ha raccolto alcuni episodi di atti vandalici e maleducazione dei giovani. Ultimo episodio in ordine di tempo è la camminata sui tetti delle scuole medie di domenica 20 febbraio. Il sindaco Nadia Brunetto ha anche invitato le famiglie a compiere il loro dovere educativo, ma non pensa che ci sia un problema di disagio giovanile in paese, anche perché non si è risaliti all’identità di tutti gli autori degli atti vandalici e i colpevoli potrebbero venire anche da fuori paese: “Sono a conoscenza di come spesso gruppi di ragazzi intenzionati ad arrecare danni, facciano anche dei viaggi spostandosi in altri Comuni, per cui non possiamo dirlo. Certamente, quando si tratta di ragazzi giovanissimi, magari attorno ai quattordici anni, in giro la notte dopo l’una, bisognerebbe interrogarsi sulle loro famiglie, chiedersi se lo sappiano” spiega Brunetto.

“Sarà che io sono un’ottimista di natura, ma i nostri giovani li vedo bene – commenta –. Sono tanti quelli impegnati su vari fronti, dall’Oratorio alla Pro Loco, giusto per fare alcuni esempi, ma abbiamo anche giovani attivi nel servizio civile. Solo che non fanno rumore, non fanno notizia. Perché c’è una curiosità morbosa, a livello generale, non solo locale, rivolta a tutto ciò che è brutto, che non funziona”.

Certamente, in questi ultimi due anni, alle consuete difficoltà adolescenziali, si sono abbattute le conseguenze della pandemia da Covid-19, come sottolinea Sofia Vineis, educatrice professionista specializzata nell’ascolto e nella consulenza, che da sei anni lavora con gli alunni dell’Istituto Comprensivo Cirillo Gouthier di Perosa Argentina.

“In questi ultimi mesi, stiamo raccogliendo i risultati di due anni di pandemia, che hanno acuito situazioni personali e famigliari che già erano fragili – sottolinea Vineis –. Psicologi e pedagogisti l’avevano previsto da tempo, e purtroppo gli strascichi dureranno a lungo. Quello che la comunità ha il dovere di fare, è prendersene cura, perché significa prenderci cura del nostro futuro”.

Le parole di Vineis sono un monito, ma anche parole di speranza: “Sul territorio, ci sono gruppi di ragazzi di varie età, vanno più o meno dai dodici ai diciotto anni, che stanno intraprendendo strade devianti. Ma sono ragazzi che hanno solo bisogno di essere seguiti, di essere in un certo senso intercettati dalla comunità, che offra loro luoghi di aggregazione sani e positivi, perché hanno tanto da offrire, e sono in cerca di dialogo e di figure di riferimento fra gli adulti”.

Sono ragazzi da punire, sanzionare? “In alcuni casi, sì, ma esclusivamente a patto che alla sanzione venga affiancato un dialogo costruttivo e azioni educative, come d’altronde prevede la Giurisprudenza minorile italiana – prosegue Vineis –. Dal mio punto di vista, la prima risposta della quale questi ragazzi necessitano, sono nuovi spazi e luoghi di aggregazione, mediati da adulti consapevoli e figure professionali come gli educatori, affinché possano conoscere nuovi modi di esprimere il loro disagio, ma soprattutto possano essere ascoltati, fino a tirare fuori tutto il buono che hanno dentro”.

A Perosa Argentina, da generazioni, i giovani del paese ma anche dei paesi vicini, trovano un luogo di incontro all’interno dell’Oratorio, gestito dalla Pastorale giovanile della Parrocchia di Perosa Argentina. E, per il suo responsabile, Matteo Galliano, è proprio sbagliato interrogarsi sui giovani: “La domanda che dobbiamo farci è cosa facciamo noi per i giovani? Quello che manca, spesso è il coraggio. Coraggio proprio nel suo significato etimologico, di prendersi a cuore”.

Quello di Galliano è un interrogativo che vuole arrivare all’intera comunità di adulti: “Prendersi a cuore i giovani, significa dare testimonianza, segnare la loro vita, creare un solco affinché possano dare i loro buoni frutti – prosegue –. Ma nella società di oggi, chi è che ha ancora davvero la volontà, il coraggio di prendere a cuore i giovani? Perché i giovani non sono oggetti, ai quali rapportarsi a livello professionale. Sono persone, sono compagni di viaggio, dei quali curarci, con il dialogo e con l’esempio”.

Tatiana Micaela Truffa