Oggi parliamo delle emozioni e stati d’animo. Spesso le emozioni, quelle troppo forti, spaventano. Le reprimiamo. Le scuotiamo e le allontaniamo dalla vista. Le scacciamo, le mettiamo in un angolo buio, lontano lontano… e allora poi cosa succede? Quando reprimiamo le nostre paure, la rabbia, la solitudine è come metterle in una pentola a pressione e poi…. queste esplodono, formando un minestrone di paure, rabbia e tristezza.
I minestroni sono buoni ma non quelli di emozioni, quelli si inghiottiscono male e fanno venir mal di pancia. Siamo perfetti? No. La perfezione non è di questo mondo e non la vogliamo nemmeno, non siamo robot ma esseri umani e pensare che abbiamo paure e difetti. Quale è il problema? Non ci sono problemi se non li creiamo: il non prender atto dei nostri difetti crea il problema.
A volte, il passato è una mitraglia di ricordi che pungono come aghi infetti e dipingono solo i segni indelebili degli errori. Ci si prende la testa fra le mani, lì in un angolo, e si sonnecchia con il cuore in gola; fra il buio e il silenzio; i sogni indicano speranza o modificano il tempo ormai passato in sinuose linee d’avorio, ma è solo la febbre della paura: le parole restano artigliate e non fuggono come pensieri al vento.
Evitiamo, fra noi e con gli altri, di parlare di ferite dell’animo, di paura, tristezza, lutto. Inghiottiamo tutto come se fosse l’amaro a fine pasto e lasciamo che il suo sapore ci invada fingendo perfezione, ma siamo già tramonto e allungate ombre di siepi, che il vento agita in tremule chiazze di sole.
Il passato e il presente possono essere ricordati come sequenza di avvenimenti ma, a volte, non è sufficiente: non sono solo le azioni a dirci cosa è accaduto o si sta verificando. Gli stati d’animo che si susseguono, se rallentati, raccontano la nostra vita in modo lucido e conciso – immagini in movimento del vissuto, magari dell’indicibile, proiezioni su un muro bianco delle nostre ombre, che solo unite in un abbraccio scompaiono come foglie al vento.
Scappare è vincere quando rimanere è impossibile, fuggire è un atto di lealtà verso noi stessi e noi stesse quando veniamo graffiate e la vita ci viene grattata via. La realtà c’è e non prenderne atto la trasforma in mostri. I difetti ci sono e non prenderne atto li trasforma in mostri. Il passato c’è stato ma il futuro ci aspetta. Prendere atto di cosa non va e di cosa vogliamo, in maniera specifica, trasforma i mostri in fiori.