Politica - 10 marzo 2022, 19:33

Crisi Ucraina, Radicali in campo: "Una raccolta firme per incriminare Putin all'Aia come Milosevic"

Manfredi, Viale e Boni all'attacco di Lega e Fratelli d'Italia: "Cirio è un moderato, revochi le deleghe a Marrone". Accuse anche a Ricca e Comba, console onorario di Bielorussia

Mentre non si placa il dramma della guerra in Ucraina, il mondo radicale torinese va all'attacco di Vladimir Putin (lanciando una petizione per trascinarlo di fronte alla Corte penale internazionale dell'Aia), ma anche degli esponenti di Fratelli d'Italia (e non solo) coinvolti in legami stretti con la Russia. "Abbiamo scritto una lettera e chiesto a Giorgia Meloni di condannare due dei suoi massimi esponenti a livello piemontese - dice Giulio Manfredi, giunta Associazione radicale Adelaide Aglietta - parliamo di Maurizio Marrone, che già in passato si è espresso a favore della regione separatista del Donbass, chiedendo addirittura di interrompere i rapporti con il governo ucraino e di Fabrizio Comba, console onorario della Bielorussia, alleata di Putin e di certo non una democrazia".

Appello a Cirio: "Revochi le deleghe a Marrone"

Ma un appello, dalle parole di Manfredi, arriva anche al governatore del Piemonte, Alberto Cirio. "La presenza di Marrone in giunta non è più sostenibile. Torni a fare il consigliere".

E Silvio Viale, capogruppo lista civica in Consiglio comunale, aggiunge: "Ho presentato un emendamento in Consiglio comunale in cui si prenda posizione per chiedere alla Regione di togliere le deleghe a Marrone. Ora la palla sta al PD, che ha 18 consiglieri". "Cirio ha un'amministrazione composita, ma è sempre stato contro ogni estremismo. La questione di Marrone è centrale. È necessario che gli siano revocate le deleghe".

Boni: "La Putin connection è molto più ampia, in Piemonte"

Igor Boni, presidente Radicali Italiani, parla in maniera più ampia di una "Putin connection" piemontese. "Seguiamo la vicenda dal 1999, dai tempi dell'invasione in Cecenia: anche lì furono individuati dei nemici e si verificò una sostituzione etnica con centinaia di migliaia di morti e città rase al suolo. È successo in parte in Georgia, ma anche in Siria e poi Crimea e Donbass. Ma il problema arriva dal 1999, non da oggi. Per questo abbiamo lanciato una raccolta firme per incriminare Putin così com'è successo con Milosevic in Serbia. Bisogna distruggere la sua futura vita politica, insieme ai suoi complici. Non c'è pace senza giustizia".

Non solo Fratelli d'Italia: la Lega e Piemonte Russia

Ma non c'è solo Fratelli d'Italia nel mirino. Anche la Lega viene criticata dal mondo radicale: "Esiste un accordo tra Carroccio e Russia Unità, il partito di Putin, scaduto lo scorso 6 marzo e con tacito rinnovo a meno che non avvenga una disdetta da una delle parti. Disdetta che non ci risulta sia avvenuta, nonostante l'episodio di Salvini in Polonia nelle stesse ore. E il Piemonte è stato uno dei maggiori punti di accesso della propaganda politica russofila, come dimostra la nascita nel 2015 dell'associazione Piemonte Russia. E al lancio erano presenti anche Fabrizio Ricca, Alessandro Benvenuto, Gianluca Savoini e uno degli ideologi russi che vanno in giro per il mondo a propagandare la visione del mondo di Putin".

Nessuna lista di proscrizione

"Non sono liste di proscrizione, le rigettiamo anche noi - conclude Boni -, ma a un politico è normale chiedere conto di errori così madornali. Oggi paghiamo il dazio di un Occidente che per 23 anni si è voltato dall'altra parte, ma adesso non è più così".

La petizione è sottoscrivibile sul sito web di Radicali.it (sono già state raccolte 2000 firme). L'appuntamento è per domenica in piazza Castello, dalle 11 alle 13. "Non sono iniziati e contro i russi, ma per il popolo russo, che da anni subisce i danni della presenza di Putin".

Ricca: "Io, da sempre atlantista convinto"

Non ci sta Fabrizio Ricca, che è consigliere comunale della Lega oltre a essere assessore regionale nella Giunta Cirio: "È impossibile non notare le storiche posizioni atlantiste che ho sempre coltivato personalmente. Ma è anche evidente che il 2015 era un periodo storico in cui i rapporti tra l'Europa, gli Usa e la Russia erano completamente diversi rispetto a oggi. Si era in una fase distensiva, che sembrava poter scongiurare per sempre il dramma della guerra fredda e all'epoca era giusto lavorare per un avvicinamento".

 

Massimiliano Sciullo