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Attualità | 25 marzo 2022, 17:31

Bibiana punta a espandersi e cucire delle ferite urbanistiche

La nuova variante al piano regolatore affronta questioni come l’ex Basotto e i residence Castagneto, Fonte Faggio e Champignon

L’ex Filatura Bassotto a Bibiana

L’ex Filatura Bassotto

Quattro nuove aree di espansione per l’abitato di Bibiana delineano lo sviluppo futuro del paese. Le possibilità di ampliamento sono state definite dal progetto definitivo della variante generale al piano regolatore generale comunale, approvato dal consiglio comunale il 15 marzo. La stessa variante punta anche al recupero in chiave residenziale dell’area dismessa della tessitura Bassotto, andata a fuoco nel 1998, e dei residence semi abbandonati del Castagneto, Fonte Faggio e Champignon, lungo via San Vincenzo, la strada che sale a Montoso. Ma, in quest’ultimo caso, le possibilità di riqualificare l’area, rimangono basse.

Lo sviluppo residenziale

“La variante consente un ampliamento residenziale del paese in quattro nuove aree: nella zona di via Molino nuovo, non lontano dall’agriturismo, dove ora c’è un campo coltivato a kiwi che diventerà edificabile; dietro il salumificio Val Pellice, tra via della Libertà e via Ex Internati e Deportati; sulla circonvallazione vicino al punto in cui si incontra con via Cavour e, infine, dietro la chiesa” dettaglia il sindaco Fabio Rossetto.

La superficie utile in cui si potrà costruire nei prossimi anni ammonta a circa 23.300 mq. Tuttavia diminuisce, rispetto al vecchio piano regolatore generale intercomunale approvato nel 1983 e ancora in vigore, la capacità insediativa che passa da 4.347 abitanti a 3.815 abitanti. “Questa diminuzione è il frutto però di una modifica del calcolo degli abitanti per metri quadri introdotta nel corso di questi anni, si tratta comunque di una variante che prevede un ampliamento delle aree residenziali” sottolinea il sindaco.

I complessi semi abbandonati

Uno di problemi più difficili da risolvere e affrontati dalla variante del piano regolatore riguarda un’area già costruita, quella dei residence Castagneto, Fonte Faggio e Champignon, realizzati in passato per scopo prevalentemente turistico. “È stato uno degli argomenti più dibattuti: non si sa bene cosa fare di quell’insediamento: offre appena le infrastrutture di base, richiederebbe più servizi ed è a rischio di marginalità abitativa” spiega l’architetto Guido Geuna che ha elaborato la variante. Dei tre edifici solo il Castagneto è parzialmente abitato, e la struttura chiamata Champignon, addossata a Fonte Faggio, non è terminata. Le strade individuate dalla variante per recuperare l’area sono due: “È prevista la possibilità di demolire gli edifici e trasferire la cubatura per costruire in un’altra zona oppure di procedere con un piano di riqualificazione urbana dell’area, dotandola di servizi e migliorando la qualità di vita – aggiunge Geuna –. Tuttavia le condizioni del mercato immobiliare sono tali che crediamo che ci voglia ancora del tempo prima che qualcuno si faccia avanti”. “Sarà un percorso lungo – gli fa eco il sindaco – anche perché la proprietà degli immobili è frazionata tra molti soggetti”.

Il recupero dell’ex filatura

Avrà probabilmente più chance l’area dell’ex filatura Bassotto, anche questa inserita tra le aree di trasformazione residenziale e terziario. L’immobile si trova in centro paese e lo scheletro è ben visibile da via Ex Internati e Deportati: “Appena riparte il mercato immobiliare quest’area avrà più possibilità di essere trasformata: potrebbe ospitare un centinaio di abitanti”. La variante stabilisce già gli interventi di compensazione ambientale di cui dovrà farsi carico chi vorrà intervenire in quell’area: dovrà infatti liberare del terreno dalla cementificazione.

Mentre l’incremento delle nuove edificazioni previste dalla variante si attesta sul 4,98% - sfiorando il massimo ammesso che è il 5% - l’aumento dei recuperi si ferma al 3,7%, quando il massimo consentito sarebbe del 7,5%. Il sindaco spiega che sarà più facile recuperare gli edifici del centro storico: “Potranno essere abbattuti gli edifici storici che non sono di pregio e non hanno valore artistico – annuncia –, inoltre, nelle case in cui il piano terra è al di sotto del piano della strada questo potrà essere elevato, portandolo a livello. Quando sarà necessario per mantenere le altezze minime dei piani, si potrà alzare il tetto dell’edificio”. L’architetto sottolinea che chiunque voglia ristrutturare in piazza San Marcellino, proprio in centro paese, dovrà elevare il piano terreno, per ragioni di sicurezza: “C’è un canale intubato che attraversa la piazza, passando sotto all’ala del Settecento – spiega –. Al momento non c’è un pericolo immediato ma l’area potrebbe essere colpita da un’alluvione”. Per questo, in piazza San Marcellino, così come in altre aree ad alto rischio individuate dalla variante, si possono recuperare gli immobili ma è necessario non aumentare il carico antropico.

Vincoli di tutela e area produttiva

Vincoli di tutela sono stati introdotti dalla variante per le aree boschive e gli insediamenti rurali storici: “Le cascine a pianta quadrata con il cortile sono state definite come elementi del paesaggio: dovranno quindi essere conservate nel loro impianto urbanistico e ristrutturate solo con materiali e tecnologie adeguate” dichiara Geuna. Una di queste si trova un po’ prima di Famolasco vicino al piccolo laghetto, mentre un’altra non lontano la strada delle cave, in direzione di Lusernetta.

Quella è anche la zona in cui è consentito l’espansione di un’area produttiva: “Non è stato possibile introdurre nuove aree produttive perché non sono previste in paese dal piano territoriale della Città metropolitana. Tuttavia, dopo molte discussioni con l’ente e con la Regione, si è ottenuto la possibilità di ampliare l’area D1 lungo la strada delle cave – spiega l’architetto –. Si tratta comunque di un ampliamento modesto”.

Elisa Rollino

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