Il corpo: lo amiamo e lo odiamo. Lo vogliamo così com’è molto raramente, spesso lo vogliamo modificare. Oggi parliamo di corpo. Penso che sia chiaro per tutti e non ci sia bisogno di ribadirlo che tutti noi facciamo esperienza del mondo tramite il corpo: percepiamo e comunichiamo attraverso il corpo. Proviamo piacere e dolore. Il corpo ci fa soffrire e desiderare.
È una base comune a tutti gli esseri umani ma sulla quale interveniamo oggi come lo abbiamo fatto nel passato. Cosa vuol dire intervenire? Significa che cerchiamo di modificare il nostro corpo: lo trucchiamo, lo disegniamo, lo curiamo.
Il corpo non è solo questo. Secondo alcuni antropologi esprime anche l'ordine sociale. In che modo? L’antropologa britannica Mary Douglas, morta nel 2007, afferma che il corpo di una singola persona può essere visto come lo specchio in piccolo, un microcosmo della società in cui la persona vive. Se ci troviamo in una società libertaria il corpo sarà più rilassato altrimenti sarà più rigido.
Anche le cerimonie sociali o religiose impongono una gestione precisa del corpo e dei movimenti. Il corpo ci fa percepire lo spazio e orientarci in esso in un modo particolare e universale: in qualsiasi cultura abbiamo davanti, dietro, destra e sinistra, alto e basso.
Il corpo viene rappresentato nelle arti figurative, per esempio, ma anche nelle arti del movimento. Anche quando il corpo viene nascosto, viene in un certo senso rappresentato. La sua assenza è una rappresentazione. Poi viene modificato: quando ci tagliamo i capelli o la barba secondo una certa moda. Ora è il periodo in cui le unghie vengono disegnate con fantasia, quello è un modo di modificare il corpo. Non so voi ma io porto gli orecchini: ho i cosiddetti buchi alle orecchie, due da un lato sinistro e uno da quello destro: in questo modo ho modificato il mio corpo. C’è chi sceglie i tatuaggi e modifica il corpo per comunicare qualcosa di personale, almeno nella cultura occidentale i tatuaggi hanno spesso questo significato. Anche il portamento è importante o come si mangia o ci si siede a tavola. Camminare e mangiare sono sicuramente universali ma si declinano a seconda delle diverse culture. In ogni cultura, infatti, si cammina in maniera un pochino differente: c’è chi ancheggia, chi muove le braccia, chi le tiene ferme.
Il corpo è anche rinominato: pensiamo alle gambe dei tavoli o ai colli di bottiglia, ovvero, metafore corporee ci servono per capire il mondo. Riassumendo questo nostro corpo è uno microcosmo sociale, viene rappresentato (arti sceniche e visive), modificato (tatuaggi) e rinominato ma anche bistrattato. Quando per essere nella società, per essere accettati, ci si ammala allora… allora forse dobbiamo fare un passo indietro. Fino a quando possiamo modificare il nostro corpo?
Ecco vi lascio con questa domanda.