"Grande Torino, lo squadrone patrimonio eterno di questa nazione". Questo enorme striscione posizionato di fronte all'ingresso dello stadio Filadelfia rende bene l'idea di come, a 73 anni dalla tragedia, il ricordo degli Invincibili sia ancora fortissimo. E questo 4 maggio, il primo dopo due anni di pandemia, restrizioni e tutto quello che aveva impedito celebrazioni pubbliche, passerà alla storia per il ritorno a Superga, là dove si era fermata la storia ed è iniziato il mito nel 1949.
Lo Russo: "Grande Torino simbolo dell'Italia che ripartiva"
In mattinata, al cimitero Monumentale, è andato in scena il primo evento di giornata. Alla cerimonia era presente, per la prima volta nelle vesti di sindaco di Torino, Stefano Lo Russo: "Questi ragazzi erano il simbolo di un'Italia che voleva davvero tornare a essere grande", ha detto il primo cittadino ricordando Mazzola e compagni. "Il Grande Torino rappresenta ancora oggi un simbolo di grinta, forza, ripartenza, di ragazzi perbene che avevano voglia di giocare a calcio e nel giocare a calcio erano interpreti dei migliori sentimenti dello sport e della vita".
Il ricordo e gli insegnamenti di Don Aldo Rabino
Lo Russo ha poi ricordato di aver dedicato la sua elezione a sindaco a una figura molto cara ai colori granata, lo storico cappellano Don Aldo Rabino: "Per questo, per me è una data importante e simbolica il 4 maggio, me lo aveva insegnato don Aldo (scomparso nel 2015, ndr), raccontandomi i valori che stavano dietro il simbolo del Grande Torino, i valori della grandezza sportiva ma anche quelli fuori dal campo, l'essere squadra, l'essere capaci di interpretare la determinazione e la grinta di un'Italia che aveva voglia di uscire dalla tragedia della seconda guerra mondiale e che vedeva in questi ragazzi non solo e non tanto una squadra di calcio, ma il simbolo di un'Italia che voleva davvero tornare a essere grande, come era grande il Torino".
Cairo: "Momento toccante e sempre speciale"
"E' sempre un momento toccante: ci sono stati due anni di pandemia e ora c'è la guerra, il Grande Torino è stato un motore dopo la seconda guerra mondiale ed è un parallelismo che dobbiamo fare e prendere esempio per i giorni nostri", ha detto il presidente granata Urbano Cairo. "E' stata una squadra unica, dopo 73 anni li ricordiamo ancora, al cimitero e a Superga - ha aggiunto - E' incredibile che tanta gente, che non ha conosciuto nessun calciatore, provi tanto affetto e amore verso questa squadra. E' qualcosa di unico, una giornata molto speciale".
Cirio: "Oggi siamo tutti granata"
"Il Grande Torino è un patrimonio di ogni essere umano, che travalica il Piemonte e l'Italia". Così il governatore, Alberto Cirio, salito a Superga con un mazzo di fiori per ricordare gli Invincibili davanti alla lapide che riporta i loro nomi. "Questo è un luogo di pellegrinaggio, ma soprattutto è un pezzo della nostra piemontesità che vogliamo difendere per ripartire nel rispetto delle regole. Oggi siamo tutti granata", ha concluso il presidente della Regione.
Bagno di folla al Filadelfia riaperto
Lo Stadio Filadelfia ha riaperto le porte al pubblico, in occasione del 4 maggio, con oltre un migliaio di persone che si sono radunate sugli spalti del riedificato impianto che vide le gesta del Grande Torino. Andrea Belotti è stato sommerso dagli applausi della gente granata: "C'è solo un capitano, resta con noi", i cori dedicati al Gallo, cui in mattinata ha riservato parole dolci anche il presidente Cairo: "Si è parlato moltissimo, meglio non parlarne più e vedere cosa accadrà di diverso da cosa mi aspetto", ha detto sul futuro del numero 9, in scadenza di contratto. "Io ci spero eccome che rimanga, è con noi da 7 anni, è il secondo miglior marcatore di sempre e ha segnato più di 100 gol. Magari non parlandone qualcosa accade".
Don Riccardo a Superga: "Finalmente di nuovo a casa"
Poco prima delle 17 il pullman del Toro è arrivato nel piazzale di Superga, accolto dall'entusiasmo di alcune migliaia di tifosi. Poi, assieme ad alcuni grandi ex (tra i tanti, Stefano Sorrentino e Claudio Sala) ed ai parenti delle vittime, calciatori e tecnici si sono accomodati nella basilica per la messa. “Erano quattro anni che mancavamo dal luogo nel quale davvero celebrare il ricordo, oggi siamo tornati a casa", ha detto Don Riccardo Robella, durante la sua omelia. "Siamo tornati con qualcuno di meno, penso a Cesare Salvadori, ma siamo qui per mettere davanti a quella lapide il nostro cuore: qui il passato incontra il futuro”.
Poi, rivolgendosi ai calciatori, come per allontanare le tentazioni di pensare ad un futuro altrove, il padre spirituale granata ha detto: "Entrate in questo progetto, siatene fieri. Vi si chiede di essere da Toro, la sfida deve essere questa: fate diventare grande il Toro. E quando ci sarete riusciti scoprirete che la gioia sarà cento volte più grande”.
Poi, conclusa la funzione, tutti di fronte alla lapide che ricorda le vittime della tragedia, dove capitan Belotti ha letto i nomi dei 31 caduti, con molti dei presenti che avevano gli occhi gonfi per l'emozione.
Mole illuminata di granata per chiudere la giornata
E in serata, a conclusione di questa lunghissima giornata, la Mole si tingerà di granata come segno della partecipazione dell'intera comunità. "È la giornata in cui Torino celebra una squadra che rimarrà per sempre nella memoria e nei cuori di tutta la città", ha ricordato il sindaco Lo Russo.