Attualità - 16 maggio 2022, 10:43

Dieci anni di arte inclusiva nei musei con il progetto delle Fondazioni CRT e Paideia, ma ora si guarda ai prossimi step

Tra le nuove sfide di "Operatori museali e disabilità" più coinvolgimento del Ministero della Cultura, formazione costante del personale e impegno delle istituzioni

Arte vuole dire inclusività. Lo sanno bene Fondazione CRT e Fondazione Paideia che hanno appena festeggiato il traguardo dei dieci anni del progetto "Operatori museali e disabilità", la cui mission è l'accoglienza e l'inclusione nei musei e nei luoghi culturali.

Per l’occasione, il convegno "Accolti ad arte" che si è svolto oggi alle OGR Torino  ha fatto il punto sui risultati e sulle traiettorie di sviluppo del percorso di formazione del personale di settore sul fronte dell’accoglienza dei visitatori con bisogni specifici e disabilità.

In dieci anni di attività, il progetto ha realizzato 41 corsi di base, 31 seminari tematici di approfondimento, 8 corsi di prima alfabetizzazione di Lingua dei Segni Italiana applicata al contesto museale, 6 laboratori di produzione di storie sociali, 1 workshop di incontro con le buone prassi del territorio e 13 esperienze di replicabilità del modello torinese a livello nazionale. In tutto, hanno partecipato al progetto circa 300 realtà culturali italiane e oltre 1.100 operatori del settore.

Il progetto si è ampliato a tutti gli operatori delle realtà culturali dopo la positiva esperienza formativa pilota in OGR, con l’obiettivo di formare il personale per accogliere al meglio tutti i visitatori, a partire da quelli con bisogni specifici e con disabilità.

Le nuove sfide

“Accolti ad arte” tira le fila di 10 anni di inclusione, partendo anche dall’indagine che ha coinvolto oltre 1.100 operatori culturali che, dal 2012, hanno preso parte alle attività. 

Gli obiettivi raggiunti sono accomunati dalla parola “cambiamento”: il progetto, secondo le risposte pervenute, ha generato infatti un cambiamento in termini di forma mentis rispetto alla visione della disabilità, intesa non come elemento discriminante, ma come una caratteristica distintiva della persona su cui far leva; un cambiamento in termini di cultura organizzativa, oltre il 60% degli enti ha infatti  introdotto nuovi strumenti, come percorsi guidati, l’utilizzo di storie sociali, la collaborazione con altre associazioni; una crescente attenzione a una progettazione inclusiva e design for all pensata, fin da subito e non adattata successivamente. 

L’indagine raccoglie inoltre alcune suggestioni sui possibili step futuri del progetto: la sua estensione ad altre realtà culturali, con un maggior coinvolgimento del Ministero della Cultura; una formazione costante on boarding del personale e il commitment delle direzioni e delle istituzioni; la promozione del Marketing museum; la necessità di confronto e scambio delle best practice; una forma di riconoscimento per i musei che abbiano completato il percorso, una sorta di “ certificazione di inclusione ”.

redazione