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Cultura e spettacoli | 05 giugno 2022, 16:13

Orchestra Filarmonica: l'elemento della "sfera" chiude la stagione concertistica "Prospettive"

Sul parco del Conservatorio Verdi, anche il pianista Roberto Cominati. Appuntamento martedì 7 giugno

Orchestra Filarmonica: l'elemento della "sfera" chiude la stagione concertistica "Prospettive"

L'ultimo appuntamento della Stagione Prospettive 2022 dell'Orchestra Filarmonica di Torino si chiude con una serata dedicata all'umanità, rappresentata da una sfera, solido che racchiude nella sua perfezione l'immagine stessa della vita.

Martedì 7 giugno, alle ore 21, sul palco del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino a salire sul palco accanto all'Orchestra Filarmonica di Torino, diretta dal maestro Giampolo Pretto, sarà il pianista Roberto Cominati. Alla magia del pianoforte ed alla moltitudine di strumenti da cui è composta l'orchestra è quindi affidato il compito di trasformare in musica tanta perfezione.

Protagonista assoluto della serata il Concerto n. 3 in re minore, op. 30 di Rachmaninov, una delle pagine più conosciute del repertorio per pianoforte e orchestra. Rach3, come il brano viene generalmente appellato, è stato scritto da Rachmaninov nel 1909, anno del suo matrimonio con la cugina Natalya Satina. È diventato estremamente popolare tra il grande pubblico nel 1996, grazie al pluripremiato film “Shine”, che ripercorre la storia della vita del pianista David Helfgott. Nel film il terzo di Rachmaninov, per le difficoltà che presenta, diventa l'emblema degli sforzi di Helfgott nel raggiungere la piena padronanza dell'amato strumento. Da sempre, d'altro canto, il Rach3 costituisce un banco di prova ineguagliato tra i solisti, per il virtuosismo richiesto. Rachmaninov era infatti, ancor prima che compositore, un pianista di enorme talento. Fu infatti lui a segnare il debutto della sua opera sul palco, ritagliandosi il ruolo di protagonista nella prima assoluta al New Theatre a New York il 28 novembre del 1909, sotto la direzione di Walter Damrosch. A dicembre la ripetè, sempre a New York ma alla Carnegie Hall, con Mahler nel ruolo di direttore. La straordinaria partitura immerge l'ascoltatore in un’atmosfera sognante, dove il lirismo e le suggestioni romantiche si rincorrono per tutto il brano, che volteggia lieve e ammaliante verso il finale: un inno verso l'assoluto che avvolge intimamente orchestra, solista e pubblico.

La seconda parte del concerto è invece dedicata alle Danze slave op. 46 di Dvořák, che il compositore creò traendo spunto dalle Danze Ungheresi di Brahms. Composte inizialmente per pianoforte a quattro mani vennero subito trascritte per orchestra ed il lavoro regalò a Dvořák la fama internazionale fin dall'esordio a Praga nel 1878 sotto la direzione di Adolf Czech. Nelle Danze slave la ricerca sul folclore si salda alle ispirazioni dal mondo slavo, creando una serie suggestiva di ritmi popolari e coinvolgenti, che le rendono ancor oggi una delle composizioni più amate.

Il concerto in Conservatorio sarà aperto, come accade da alcuni anni, da un micro racconto ispirato al programma musicale e scritto appositamente per OFT dal giornalista e musicista Lorenzo Montanaro, perfetto per immergersi nell’atmosfera della serata. La lettura del testo è affidata all’Associazione liberipensatori “Paul Valéry” e all'Accademia di formazione teatrale Mario Brusa di Torino.


comunicato stampa

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