Anche il silenzio contribuirà a celebrare la festa di compleanno della residenza d’artista Casa col Forno di Rorà. Oggi, venerdì 10 giugno, compie infatti cinque anni dalla fondazione e li festeggerà domani, sabato 11, coinvolgendo il pubblico in un viaggio tra i paesaggi sonori e nella potenza introspettiva del silenzio.
“Inizieremo alle 17 con una lezione sullo studio dei paesaggi sonori di Gianni Pavan, ricercatore dell’Università di Pavia: ci parlerà dell’impatto dei suoni generati dall’uomo sull’ambiente che ci circonda e sui noi stessi, affronterà anche il tema del silenzio e del ruolo che ha per la nostra salute” spiega Claudia Beccato che gestisce la residenza d’artista con il marito, Sergey Balovin.
Alle 18,30 toccherà invece a Cristina Arnone che leggerà le poesie di Chandra Candiani, tratte da ‘Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano’: “Con lei si affronterà il tema del silenzio introspettivo” spiega Beccato.
In seguito, con l’arrivo del buio, Pavan accompagnerà i partecipanti alla scoperta degli ultrasuoni dei pipistrelli, che saranno ascoltabili grazie all’utilizzo di strumenti appositi. Durante la giornata saranno visibili anche le opere di Lorenzo Gnata, giovane vincitore della biennale del disegno di Torre Pellice.
L’evento suggella cinque anni di accoglienza di ospiti provenienti a Rorà da tutto il mondo, e di esposizioni, musica dal vivo, per coinvolgere la comunità locale. “In questi anni di attività la Casa col Forno è tornata ad avere un ruolo di rifugio così come era stato durante la persecuzione degli ebrei: ha ritrovato quindi la sua vocazione” spiega Beccato. La residenza d’artista, infatti, nei primi anni, si trovata in una casa lungo via Maestra e solo nel 2020 è stata spostata a ‘La Vernarea’, antica abitazione che in cui venne ospitata una famiglia di origine ebrea durante la seconda guerra mondiale.
“Lo scorso anno abbiamo ospitato Natalya Zaloznaya, un’artista bielorussa che sfuggiva dalla repressione nel suo Paese, e ora la casa è di nuovo in rifugio per famiglie ucraine e artisti russi – racconta Beccato –. Con questi ultimi stiamo lavorando al tema della ‘cancel culture’ nei confronti della cultura del loro Paese”.
Ogni anno, gli artisti che giungono a Rorà sono invitati a lavorare su un tema che quest’anno è quello della scomparsa: “La scelta è stata quasi preveggente. L’abbiamo fatta a gennaio, puntando a una ‘scomparsa rigeneratrice’ che può fare spazio alla nascita di qualcos’altro. Gli eventi bellici, tuttavia, hanno dato spazio a nuove interpretazioni” riflette Beccato. Così alla Casa col Forno gli artisti hanno lavorato sulla morte ma anche sulla scomparsa della cultura russa.
Nei cinque anni di via e vai di artisti la Casa ha acquistato una nuova residente, Yara, figlia di Beccato e Balovin: “Lei ci ha permesso di uscire dal preconcetto che sia difficile allevare un bambino in mezzo a tante persone. Al contrario gli altri possono essere invece un aiuto proprio come sta succedendo adesso con una coppia di nonni ucraini che ci sta aiutando anche ad occuparci di lei”. E conciliare la vita famigliare con l’accoglienza di estranei non è sempre facile: “È impegnativo, un vero e proprio lavoro. Ma siamo riusciti a alternare situazioni con gli ospiti con situazioni in cui rimaniamo da soli. E questo è stato importante”.