Attualità - 14 giugno 2022, 11:04

Domani a Torino sciopero dei buoni pasto. I ristoranti: "Lavoriamo in perdita"

Su 10mila euro di incasso, gli esercizi perdono 3 mila euro. Ad aderire alla protesta anche Pastis e Caffè Solferino

Domani a Torino, così come nel resto del Piemonte e d'Italia, è sciopero dei buoni pasto. Bar, ristoranti e tutti gli esercizi convenzionati non accetteranno i ticket. Una protesta organizzata, a livello nazionale, dalla Fiepet-Confesercenti per denunciare i costi insostenibili del servizio. Alle imprese, come spiega il presidente torinese Giancarlo Banchieri, "viene imposta una “tassa occulta” vicina al 30% del valore dei buoni stessi: in sostanza, per ogni buono da 8 euro, gli esercenti ne incassano poco più di 6".

3mila euro di perdita su 10mila

Una volta tolti gli oneri finanziari e di gestione - come affitto del pos speciale per i buoni pasto - si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro. In Piemonte sono circa 300.000 i dipendenti pubblici e privati che ogni giorno spendono nei bar, nei ristoranti, nei supermercati i e in tutti gli esercizi convenzionati. 

"Non si può avere piatto unico ad un prezzo così basso" 

A Torino hanno aderito alla protesta, tra gli altri, anche due storici locali come il Pastis e il Caffè Solferino. "I ticket - spiega Andrea Tortorella, titolare del noto ristorante in piazza Emanuele Filiberto - come prezzo partono da 6.70 euro. A noi rimangono circa 5 euro: non si può dare un piatto unico ad un costo così basso".

Buoni pasto antiquati

Un altro problema è che i buoni pasto sono "antiquati". I ristoratori devono infatti avere macchinette diverse, a seconda della società che li ha emessi: non è poi possibile fare un conto unico, ma i clienti vanno fatti pagare separatamente. A pranzo sono circa 20-30 gli avventori che quotidianamente scelgono questo metodo di pagamento al Pastis, con un inevitabile sovraccarico di lavoro per la cassa. 

Società fallite 

Sul sistema aleggia poi lo spettro del fallimento. Negli scorsi anni, come spiega Tortorella, una delle aziende dei buoni pasto è fallita. "Per mesi li abbiamo accettati, senza sapere nulla: io ho perso migliaia di euro" conclude. Scottata anche da quest'ultima perdita economica Luana Bagnulo, proprietaria del Caffè Solferino, che è netta: "mi piacerebbe non prendere più buoni pasto". 

"Si lavora in perdita" 

I ristoratori però sanno che un eventuale no ai ticket farebbe perdere dei clienti e quindi, come spiega l'imprenditrice, "punto sul fatto che questa persona viene a pranzo, ma anche a colazione e all'aperitivo: con il buono pasto si lavora in perdita". "Quando ho iniziato a fare questo lavoro 22 anni fa - spiega - i costi di gestione erano del 2%: ora siamo al 30%. Mi auguro che il clienti appoggi la nostra protesta".