Attualità - 18 giugno 2022, 20:09

La grande festa del Pride torna a unire Torino, "Queer e ora", sotto la bandiera dei diritti

In oltre 100mila hanno invaso il centro cittadino per rivendicare le istanze delle persone LGBTQIA+ e per dire no all'odio e alle discriminazioni

 

Il cuore della Torino dei diritti non ha mai smesso di battere, nemmeno dopo due anni di pandemia: il Pride di oggi è tornato a dimostrarlo, "Queer e ora", se mai ce ne fosse stato bisogno.

In oltre 100mila (ma 150mila secondo gli organizzatori, ndr) hanno invaso il centro di Torino, sotto le bandiere arcobaleno simbolo di diversità e unione, per rivendicare una volta di più le istanze delle persone LGBTQIA+ e dire un secco "no" all'odio e alle discriminazioni.

Il serpentone, guidato dal primo cittadino Stefano Lo Russo, dal presidente del Coordinamento Torino Pride Marco Giusta e da una manciata di assessori, è partito intorno alle 17 da corso San Martino per raggiungere piazza Vittorio Veneto alle 19 circa. Da qui si sono susseguiti gli interventi dal palco: "È stato un Pride magnifico - ha dichiarato Giusta - ma il mondo reale ci dice che sono ancora troppe le persone trans e transgender, come Cloe, che vedono la propria vita finire per colpa di una fobia presente anche nelle istituzioni". 

Per il Comune è intervenuto l'assessore ai diritti Jacopo Rosatelli: "Il Pride - ha affermato - ha unito tutta la città: noi siamo la maggioranza e noi riusciremo a vincere. Combattere per i nostri diritti ci rende felici perché vogliamo che siano i diritti di tutte e tutti".

Ma il Pride è stato soprattutto una grande festa di musica e balli scatenati, con Vladimir Luxuria a guidare le danze dal carro del dj: "Spero - ha commentato - che sia l'ultimo Pride in cui dovremo richiedere una legge per il riconoscimento di una piena cittadinanza e un'altra contro l'omotransfobia".

I commenti dei politici 

Anna Rossomando (Pd) 
"Dopo due anni tornare a sfilare al Torino Pride è stato emozionante. Sui diritti non si transige e noi continueremo a lottare perché ci sia una legge di civiltà anche in Italia. Lo dobbiamo fare per chi oggi e nelle ultime settimane è tornato a scendere in piazza nei pride di tutta Italia, per chi continua a subire la violenza dell'omotransfobia e il caso di Cloe Bianco è l'ultimo drammatico episodio. Oggi è una giornata di festa, ma è anche una manifestazione che ci richiama ancora una volta alla responsabilità della politica".

Augusta Montaruli (FdI)
"Se il sindaco Lo Russo credesse davvero che riconoscere le coppie omogenitoriali significhi tutelare i diritti dei bambini sarebbe andato avanti nelle registrazioni anagrafiche. Invece ha dovuto sospendere perché aldilà dell’ideologia quel registro non li tutelava, ma ingannava tutti, lasciando in un limbo i minori che delle azioni sbagliate degli adulti e delle loro rivendicazioni non possono nulla" dichiarano la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e l'assessore regionale Maurizio Marrone, proseguendo: "Persino Lo Russo sa che si profilava una violazione ai loro danni e per questo le sue parole odierne sono l’ennesima presa in giro. Il Parlamento è l’unico che può legiferare in materia e l’unica norma possibile e comunque imprenscindibile è quella sull’utero in affitto reato universale proposta da Giorgia Meloni. La contrarietà a tale norma è un insulto alle donne, ai diritti fondamentali dei minori ma soprattutto un via libera a raggirare ciò che tutta la giurisprudenza ha confermato: usare una donna per la gestazione è reato. Non possiamo ammettere che l’aggirare tale principio diventi addirittura presupposto di qualunque tipo di rivendicazione e trovare l’avv allo di istituzioni peraltro nel merito e negli strumenti incompetenti"