Il Flauto Magico, ultima composizione teatrale di Mozart, è una favola meravigliosa, ambientata in un antico, irreale e fantasioso Egitto.
La storia racconta di come il principe Tamino, aiutato dal fedele Papageno, combatte le forze del male, liberando infine l’amata Pamina.
Ed è proprio la figura di Papageno, aiutante e coprotagonista dell'opera, a cui vorrei dedicare un breve approfondimento; isolarne i tratti salienti, persino esilaranti, affini a un progetto tutto italiano che merita di essere raccontato. E lì arriveremo.
Tralasciando i dettagli di trama, questo personaggio bonario, semplice, ingenuo, a tratti fallimentare - Papageno - è l'immagine dell’uomo comune, testimone di vicende più grandi benché radicato e affezionato alla propria “piccola” realtà. Qualcuno che sa da dove viene e dove va, in viaggio e in trasformazione, restando tuttavia fedele a se stesso. Qualcuno che istintivamente invidieremmo ma, altrettanto, vorremmo imitare nello spirito.
Senza troppi strumenti, se non la sua disarmante onestà, Papageno riesce a spiegarci con straordinaria levità i bisogni più intimi e profondi dell’uomo, la naturale e insopprimibile ricerca della felicità, la forza morale. Che, nel suo caso, passano inevitabilmente per l'amore. E per la bizzarria.
Un gaudente, spensierato, buffo e svampito uccellatore, incarnazione dell’aspirazione alla completezza e all’unità, da vivere quotidianamente e tradurre in gesti e azioni in cui ciascuno di noi può ritrovarsi: cosicché, pur essendo “lo strambo” della situazione (un “weirdo”, detto all'anglosassone), apparentemente poco consapevole di se stesso, facilmente ottiene dallo spettatore vicinanza ed empatia, molto più dell’eroe Tamino e del suo complesso viaggio d'iniziazione.
La perseveranza con cui lotta e l'ostinazione con cui persegue i propri obiettivi ci svelano, senza pietismo e senza euforia, quanto un animo possa trovare dentro di sé le forze per andare avanti sempre e comunque, non perdendo di vista - ogni giorno – ideali e promesse; nessun tentativo resta inevaso e la goffa testardaggine finisce con l’essere la cifra di una grandezza d'animo indomita. Inarrestabile. La semplice sconfitta (nonostante arrivi) non può essere, per lui, una giustificazione a fermarsi, ma solo la spinta per provare ancora e ancora. E se, certo, il lettore/ascoltatore può sorridere di fronte a tanta candida incoscienza, difficilmente potrà evitare d'interrogarsi sulla propria tempra e sulla propria capacità di rialzarsi dai fallimenti.
Data questa premessa sulle caratteristiche del personaggio mozartiano, tuttavia, vi chiederete adesso: “A quale pro, tante lodi? Cosa mai avrà a che fare con noi Papageno e il suo modus vivendi”?
Nulla è per caso. Men che meno nella mia rubrica! :)
Infatti, mai accostamento fu più azzeccato: dovete sapere che, proprio ispirandosi alla positiva e allegra personalità di Papageno, è nato in Piemonte (precisamente a Torino) il primo sito internet dedicato all'informazione responsabile sul suicidio: papageno.news; come per l'omonimo aiutante de “Il flauto magico”, che trova un modo alternativo per risolvere i suoi problemi, una corretta informazione sui casi di suicidio può ridurre i tentativi di emulazione, soprattutto tra i più giovani, senza compromettere il diritto di cronaca. E senza romanzare o annacquare una realtà sociale che serve - quanto mai oggi - presentare con chiarezza espositiva e rispetto.
Il sito, nato dalla collaborazione tra neuropsichiatri del Dipartimento di Scienze della Sanità pubbliche e pediatriche dell'Università di Torino e Master in Giornalismo “Giorgio Bocca”, è dedicato principalmente ai professionisti dell'informazione e della comunicazione, dal momento che evidenze scientifiche confermano il cosiddetto “effetto Papageno”, un fenomeno protettivo in cui i media possono e devono sfruttare il loro forte ascendente all'unico nobile scopo di ridurre l'incidenza delle morti per suicidio.
Il fatto d'includere storie di speranza e guarigione rassicura, tutela e difende le persone vulnerabili rispetto alla potenziale tentazione di togliersi la vita.
Il sito si divide in sezioni; le principali sono:
COME PARLARNE
Con informazioni di base e una check-list contenente le indicazioni degli errori da evitare, oltre a nozioni generali da fornire nella trattazione di casi di suicidio;
PER CAPIRE
Storie e notizie positive sulla cura del disagio di giovani e adolescenti, approfondimenti sul tema etc;
RISORSE
L'elenco di ogni risorsa disponibile, online e offline, sul tema.
Come tutto, nella nostra società, il peso di una corretta informazione può DAVVERO fare la differenza: responsabilità dei giornalisti è, perciò, fornire al pubblico di telespettatori e lettori il giusto approccio narrativo a un argomento tanto delicato e utilizzarlo come potente arma di prevenzione, oltre a offrire supporto ai soggetti più fragili. Nulla, quanto parole oneste e ben meditate, può spingere al cambiamento. O, quantomeno, alla riflessione.
Un incredibile progetto, unico nella sua importanza, con un doppio obiettivo: formare i professionisti più vicini a questa piaga e facilitare una rete grazie cui proseguire – INSIEME - nella direzione della prevenzione primaria.
Ed ora, cari lettori, vi saluto e vi auguro buone vacanze con una mia poesia, sperando possa rimbalzare per un po' nei vostri pensieri...
STOP
Con le mani prendo e batto,
batto il tempo;
con i denti mordo e sbatto,
sbatto contro.
Un tempo presente,
a tempo.
In tempo arriva, la battuta d’arresto.
E mi arresto.
Arretro.
Affondo, affranta, schermita dallo scoglio invadente.
Avanzo,
poi,
senza fare un solo passo.
Non è la mia realtà.
Un fischio lontano, fatto di sogni.
Lo vedo, li vedo, li voglio ingoiare.
Sì lo sento, sento quel fischio con occhi fermi;
sono ben aperti.
Ed ora?
Proprio allora, smetto l’elegante indugiare. Eterno indugiare.
La battuta d’arresto è solo il punto di partenza.
(tratta da Clic, L'Erudita Editore, 2020)
Questo verso, in particolare:
“Sì, lo sento, sento quel fischio con occhi fermi”
E se oltre a sentirlo, ci abituassimo a parlarne?
Pensateci su.
A settembre!