“È una fortuna che si sia deciso di organizzare gli eventi a Torino: le disastrose conseguenze del cambiamento climatico sono apparse chiare a tutti. Molti, dall’estero, ci chiedevano se si poteva fare il bagno nel Po, e si aspettavano un fiume grande e dalla grande portata, così come gli era sempre stato descritto”. Quello che hanno ritrovato invece è un fiume sporco e con pochissima acqua, “questo ha mostrato a tutti la necessità di agire in fretta”. La pinerolese Marta Maroglio è stata una delle organizzatrici del Meeting Internazionale di Fridays For Future e del parallelo Climate Social Camp, un campeggio per chi non è membro effettivo del movimento, svoltisi a Torino dal 25 al 29 luglio. Un’esperienza impegnativa dopo due anni di pandemia.
“Abbiamo lavorato molto duramente in questi tre anni per organizzare i due eventi, progettando e discutendo per giornate intere – racconta Maroglio –. Ogni fatica è stata ripagata da tanti meravigliosi momenti in questa settimana, a partire dal vedere l’enorme distesa di tende alla Colletta, e dall’incontrare tanta gente nuova dall’Italia e dall’estero, anche persone che arrivavano da sole colpite dagli ultimi drammatici sviluppi del cambiamento climatico e desiderose di fare qualcosa”. Al meeting ufficiale, molto spazio è stato dato a chi proveniva dai Paesi MAPA – Most Affected People and Areas, ovvero i luoghi e i popoli più colpiti, come Brasile, Messico e Uganda. “Questi stessi luoghi e popoli sono anche quelli che causano meno danni all’ambiente, mentre è l’Occidente a essere il maggior responsabile del cambiamento climatico, subendone però minori conseguenze” conclude Maroglio.