Il caldo eccezionale del mese di luglio ha spinto in tanti a salire lassù, fino ad uno dei Comuni italiani più in quota: Sestriere ha registrato nelle scorse settimane numeri importanti di presenze, che si avvicinano eccezionalmente a quelli della stagione invernale. Ma il Consorzio Turismo Sestriere lancia l’allarme: l’aumento del costo dei trasporti potrebbe compromettere il futuro.
Una crescita tra conferme e sorprese
È Massimo Bonetti, presidente da marzo di quest’anno del Consorzio costituito nel 2021 – e dal 2016 al 2020 del Consorzio Turistico Via Lattea –, a rilevare l’eccezionalità della situazione attuale. L’organizzazione di aziende locali conta oggi più di 35 associati: un risultato importante anche dal punto di vista della varietà delle aziende coinvolte: “Le più sensibili all’invito ad aderire si confermano quelle della ricettività, come gli alberghi e i residence, ma la vera sorpresa è stata l’adesione di quasi tutti i rifugi sulle piste da sci – spiega Bonetti –. Queste strutture non beneficiano direttamente delle manifestazioni organizzate in paese, tuttavia hanno deciso di farne parte perché capiscono che l’indotto delle iniziative è ampio e che solamente tutti assieme possiamo realizzare qualcosa di grande”. Ora il Consorzio punta a raggiungere anche gli imprenditori più titubanti: “Al momento la categoria meno rappresentata è quella dei bar e ristoranti perché hanno bisogno di una dimostrazione fattuale degli obiettivi raggiunti. Non ci resta che lavorare bene per coinvolgerli”.
Anche d’estate numeri simili al Natale
Intanto la stagione estiva per ora ha fatto registrare numeri importanti di presenze: “Il flusso è turistico degli ultimi tre fine settimana di luglio è stato paragonabile a quello del periodo natalizio” osserva Bonetti. Le ragioni che hanno spinto le persone a salire a Sestriere sono prevalentemente due: “Con la pandemia c’è stata la riscoperta degli spazi aperti e della montagna. Inoltre, le temperature torride dello scorso mese, hanno contribuito notevolmente”. Tuttavia un’incognita pesa sul futuro: “Sarebbe stata una stagione eccezionale se pesassero così tanto gli aumenti dei costi dei pedaggi e del carburante” rivela. I rincari gettano un’ombra anche sul turismo della neve: “Guardiamo con preoccupazione il rincaro delle materie prime che potrebbe influire pesantemente anche sulla stagione invernale”.
Manca il personale e le cucine rimangono chiuse
Ma a queste incognite se ne aggiunge un’altra: la fatica a trovare personale. “Quest’anno alcune strutture alberghiere non hanno potuto aprire le cucine perché mancavano lavoratori” dichiara Bonetti. Si è registrata scarsità anche di personale di sala e reception. La causa, secondo Bonetti, non è da individuare esclusivamente nell’introduzione del reddito di cittadinanza, bensì in una situazione decisamente complessa: “Ci sono ragioni più profonde del sussidio – spiega –. Una tra tutte: lo stravolgimento delle prospettive lavorative per chi prima della pandemia era impiegato nel settore. Rimanere senza lavoro per alcuni anni ha imposto un ripensamento della propria carriera”.
Un turista disposto a spendere
Se da una parte si fatica a trovare personale, dall’altra la clientela è sempre più esigente. “Le persone sono sempre più sensibili alla qualità e, per averla, sono disposti a pagare – afferma Bonetti –. Fino a tre o quattro anni fa la maggior parte degli operatori turistici puntava ad abbassare il prezzo per attrarre clientela, oggi è chiaro che non si tratta più della strategia vincente”. Così chi va al ristorante non lo fa per togliersi la fame, ma per vivere un’esperienza, e gli imprenditori sono orientati a fornire più servizi: “La tendenza è quella di aumentare la cura del cliente: chi ha la possibilità magari crea una spa o una piccola sauna in struttura ma a volte, semplicemente, incrementa l’attenzione alla persona”. Bonetti racconta che tale tendenza era in atto già durante la pandemia che però ha velocizzato la transizione verso un turismo più consapevole.