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Economia e lavoro | 16 agosto 2022, 07:00

L'Unione Europea si organizza per comprare meno gas da Mosca. Anzi no

Lo scorso 26 luglio si è tenuta una sessione del Consiglio straordinario dell'energia della UE. L'accordo che ne è scaturito, pur con il voto contrario dell'Ungheria, dovrebbe facilitare la coordinazione degli sforzi degli Stati membri nel ridurre i loro acquisti di gas dalla Russia.

L'Unione Europea si organizza per comprare meno gas da Mosca. Anzi no

Lo scorso 26 luglio si è tenuta una sessione del Consiglio straordinario dell'energia della UE. L’accordo che ne è scaturito, pur con il voto contrario dell’Ungheria, dovrebbe facilitare la coordinazione degli sforzi degli Stati membri nel ridurre i loro acquisti di gas dalla Russia.

L’entusiasmo dell’eurocommissaria Ursula von der Leyen è dovuto, ma nella pratica si tratta di un semplice passetto di avanti su questo percorso. Per adesso, i Paesi UE continuano a gestire in maniera distinta i loro piani di risparmio e stoccaggio in vista della stagione fredda.

Da un lato proclamano l’intenzione di fare a meno del combustibile russo, accusando al tempo il Cremlino di qualsiasi nefandezza, ma di fatto comprano il più possibile da Gazprom per arrivare all’inverno con un volume sufficiente di gas immagazzianto.

L’unica a sottrarsi all’ipocrisia è Budapest, che ha sempre cercato un rapporto di cooperazione e rispetto con Mosca e ora sta ricevendo più gas di prima. La Lettonia, invece, che come gli altri Paesi baltici è fra i membri UE più agguerriti nello scontro con Mosca, si è vista interrompere le forniture il 30 luglio a causa di violazioni contrattuali, ma il 5 agosto il flusso è ripreso. La Germania ritiene di essere a buon punto nell’opera di stoccaggio, ma cerca di imporre ulteriori restrizioni energetiche ai suoi cittadini.

Come riporta il sito Strumenti Politici, l’ultima idea è quella del suo ministro dell’Economia e della Protezione climatica Robert Habeck, che ha proposto di abbassare a 19 gradi la temperatura degli uffici già dall’autunno.

Secondo il ministro italiano per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, che aveva partecipato alla seduta del 26 luglio, il nostro Paese è in buona posizione, al punto che nel 2023 dovrà essere ormai indipendente dalle forniture russe.

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