Economia e lavoro - 28 settembre 2022, 07:00

Norvegia, sul gas niente solidarietà europea

La Norvegia, Paese prospero e poco popoloso, leader nell’estrazione di gas e petrolio, sta mostrando poca solidarietà ai Paesi europei in questo momento di grande difficoltà per gli approvvigionamenti energetici

La Norvegia, Paese prospero e poco popoloso, leader nell’estrazione di gas e petrolio, sta mostrando poca solidarietà ai Paesi europei in questo momento di grande difficoltà per gli approvvigionamenti energetici. Oslo non è membro della UE, dunque non è vincolata da alcun meccanismo comunitario, ma fa parte dell’EFTA, l’Associazione europea di libero scambio, e soprattutto è membro fondatore della NATO: in una fase storica in cui tutte le capitali europee sembrano allinearsi nell’unica direzione consentita, quella che va verso Washington allontanandosi da Mosca, un aiuto almeno simbolico dei norvegesi era atteso da vari economisti e politici. Invece, per ora prevalgono le ragioni finanziarie interne: la Norvegia continua a vendere le sue risorse all’Europa alle condizioni abituali e al prezzo di mercato. Come riporta il sito Strumenti Politici, l’azienda energetica statale Equinor ASA ha ottenuto un profitto da 17,6 miliardi di dollari nel secondo trimestre 2022, per cui in teoria ogni cittadino norvegese starebbe guadagnando 372 dollari al giorno. Sono cifre che fanno invidia ai membri UE in affanno, compresa la “locomotiva” continentale, la Germania, e pure agli ex membri britannici, che oggi comprano dalla Norvegia metà del gas di cui hanno bisogno e che stanno bruciando le bollette schizzate alle stelle. Per alcuni commentatori, la sensazione è che Oslo stia approfittando della situazione, mentre altri spiegano che mostrarsi “solidali” non è così semplice come sembra, perché i meccanismi di mercato possono stravolgere anche le migliori intenzioni. E senza dimenticare che gli stessi norvegesi sono in agitazione: quest’estate vi sono già stati scioperi che fanno presagire altre manifestazioni di piazza nel caso in cui il governo decidesse di cedere più gas ai clienti europei a un minor prezzo.