La montagna e la giustizia
Nel villaggio era stato detto a tutti i giovani di scalare la montagna per arrivare. Sara si incamminò, era la più veloce di tutti, anche se una volta aveva sbagliato strada e dovette ricominciare. Arrivò in cima e pensò di aver assicurato il pasto dopo giorni di cammino, ma si rese conto che ad alcuni era stato dato un drago. Erano giunti giorni prima e si erano mangiati tutto. Prese le briciole. Cercò modi perché tutti avessero la stessa possibilità: o drago o scarponi. Non sapeva che era stata la ricerca di molti prima di lei. Avvilita morì cercando.
I tremori
Era una zona sismica. Si sapeva. Ai piedi della montagna c’era il villaggio che tremava sempre. Solo che gli scienziati non capivano tutti quei tremori. Avevano vagliato e vagliato, ma nulla. Guardato carte, fatto esperimenti e discusso, non comprendevano cosa stesse succedendo. Un giorno la montagna parlò: “Sono gli starnuti! Sono allergica alla vostra immondizia! Pulite! O incomincerò anche a tossire e …povero villaggio!”. Gli esseri umani avevano perso l’udito, nel frattempo, e la montagna iniziò a tossire.
Il videogioco
Scendevano valanghe. Ma non si chiamano così. Scendeva acqua: fiumi di acqua. Il sole era diventato troppo caldo per troppo tempo. Tutto faceva fumo, no, era l’acqua che evaporava: la montagna di ghiaccio si scioglieva in lago. Gli uccelli non ebbero tempo di divenire di nuovo pesci. L’evoluzione al contrario non era possibile in anni. C’erano voluti secoli la prima volta. I bambini in città provarono a cercare la spina per far ricominciare il videogioco da capo, ma non era un videogioco. Era la vita stessa. E non c’era spina.
L’aquila
L’aquila cercava la solitudine sulla montagna. Ogni anno si spostava sempre più in alto. Non erano i serpenti a mangiarle gli aquilotti e le uova il problema, ma gli esseri umani con le loro ruspe, il loro rumore pungente e interminabile, continuo, martellante. L’aquila cambiò montagna e si adattò a spartire il suo territorio con altre aquile. Vennero anche lì, sull’ultima montagna. Allora le aquile attaccarono le ruspe. Ora sono tutte fiere imbalsamate in un museo, che non visita nessun essere umano. Dopo aver distrutto le aquile e la montagna uccisero gli alberi e con questi se stessi. Il museo è visitato solo dalle piante e si spera che presto torneranno le aquile.