“Era il nonno di tutti”: è forse questo il ricordo più bello e significativo per celebrare Mario, il “cestaio” di Via Baltea 3 morto ieri dopo una breve malattia. Minchilli, molto noto in Barriera di Milano per il suo attivismo, fin dall'apertura nel 2014 è stato una delle anime del community hub del quartiere.
Mario, pilastro di Via Baltea 3
La scomparsa di Mario è destinata a lasciare un grande vuoto in tutti gli avventori abituali di Via Baltea: la sua caratteristica presenza fisica e scenica, infatti, è sempre stata sinonimo di certezze e allegria: “Mario - racconta la presidente di Sumisura (cooperativa che, insieme ad altre realtà, gestisce il centro) Anna Rowinski – era uno dei nostri pilastri e oggi siamo tutti molto tristi: avvicinatosi spontaneamente appena aperto il cancello, in tutti questi anni è stato sempre presente diventando a tutti gli effetti uno dei co-gestori”.
A tutto questo si aggiungono le tantissime attività svolte tra canti, balli e un'abilità artigianale antica e molto particolare: “Lui – prosegue Rowinski - faceva tutto: dall'animazione durante le serate di ballo liscio fino ad arrivare ai piccoli lavori di manutenzione, passando per gli apprezzati corsi di realizzazione di cesti in vimini, tradizione appresa da bambino perché tramandata dalla sua famiglia, cestai da diverse generazioni; nel suo angolo non smetteva mai di farli e insegnava a chiunque volesse con grande entusiasmo e grande passione”.
Una storia di emigrazione
Ed è anche la storia personale di Mario a renderlo speciale. Una storia che affonda le proprie radici nell'emigrazione dal sud Italia negli anni '50 e che arriva ai giorni nostri con grande forza e attualità: “Mario - spiega Chiara Mossetti, un'altra delle anime di Via Baltea – era originario del Molise e, dopo essere emigrato in Belgio per lavorare nelle miniere di carbone e successivamente in Germania per diversi anni, è approdato a Torino come operaio alla Fiat. Dalla pensione ha poi recuperato l'attività di cestaio e, una volta approdato in Via Baltea, non se n'è più andato entrando a far parte della nostra famiglia; la sua storia è molto nota perché la raccontava sempre molto volentieri seduto a uno dei nostri tavoloni”.