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Economia e lavoro | 27 gennaio 2023, 12:44

Il paradosso di Mirafiori: si punta a 100mila vetture l'anno, "ma continuiamo a perdere lavoratori. Che fine faremo?"

Lazzi (Fiom): "Nel 2019 il punto più basso, ma ora che la 500 elettrica cresce si sono persi 4000 addetti in 4 anni. E per ripartire servono almeno 200mila auto". Le voci degli operai: "Demoralizzati e disorientati: ormai si pensa solo a quando potremo andare in pensione"

foto di archivio e conferenza 27-1

Il paradosso di Mirafiori: si punta a 100mila vetture, ma si continuano a perdere lavoratori

Un paradosso nella fabbrica storica: dopo anni di calo vertiginoso la produzione è ripartita, ma nel frattempo non si ferma l'emorragia di posti di lavoro. E il sistema rischia di fare tilt. L'appello arriva da Fiom Torino, con numeri e statistiche.

 

I numeri del calo è una fabbrica mezza vuota 

Dal 2006 si è scesi da 218mila auto prodotte all'anno fino al minimo storico di 21mila nel 2019. Poi c'è stata una risalita che nel 2022 ha riportato a 88mila vetture. "Hanno trainato soprattutto le 500 elettriche e ora Stellantis vuole centrare 'obiettivo, anche con le vendite negli Usa, di andare oltre le 100mila vetture. Ma sarà sufficiente?" Se lo chiede Edi Lazzi , segretario generale di Fiom Torino. "Pensiamo di no. Su 3 milioni di metri quadri, Mirafiori ne ha un milione e mezzo deserti. Bisogna a progettare cose nuove, anche pensando di restituire spazi alla città per nuove iniziative".

 

Lazzi: "Bisogna arrivare a 200mila vetture"

Ma soprattutto, "Bisogna arrivare a 200mila auto prodotte e fare nuove assunzioni", dice ancora il segretario Fiom. Al contrario rispetto ai modelli prodotti, siano scesi da 15459 persone nel 2018 a 11.336 nel 2022. "Sono andate via più di 4000 persone (-26,7%) e in proporzione sono quasi di più gli impiegati che gli operai. Inoltre in carrozzeria l'età media è altissima, sui 54-55 anni. Tra sette anni il 70% di chi sta in Carrozzeria rischia di non esserci più perché andrà in pensione. Se Stellantis vuole avere ancora una presenza significativa, non bastano i modelli, ma anche nuove assunzioni. E non con contratti a termine o interinale".

"Rilanciare Torino senza rilanciare Mirafiori non è possibile. C'è una propaganda positiva, ma senza progetti e assunzioni questo non può accadere. E quello che ci attende sarà un anno non facile", prosegue Lazzi. "È una battaglia che vogliamo continuare a fare e che vogliamo vincere", prosegue.

"Non chiediamo l'elemosina, ma nuovi modelli- aggiunge Gianni Mannori - e vogliamo essere parte di quel comparto che se da un lato perderà il 30% dei posti, dall'altro sappiamo che ne creerà degli altri. Noi crediamo di avere le capacità necessarie".

 

La crisi dell'indotto 

Anche l'indotto paga dazio. "Dal 2008 hanno chiuso 380 aziende metalmeccaniche con 32mila persone che hanno perso il lavoro al di fuori di Stellantis. E ci sono casi come la Lear in cui rischiano 400 persone", dice Lazzi. "Saremo i primi a pagare il conto. Siamo sempre stati in ammortizzatore sociale e ci sono esuberi per centinaia di persone, 260. Ma possono diventare 420 se Maserati si sposterà del tutto a Cassino", dice Antonio Gullo, che lavora in Lear.

 

Le voci degli operai

"Noi agli Enti centrali abbiamo subito la cura dimagrante dei costi che ha voluto Marchionne - racconta Rita Ruva -. E infatti questo ci ha reso appetibili a Psa, che di fatto ci ha acquisiti, a differenza di quel che dice Elkann. Senza dimenticare che tante figure sono di fatto dei doppioni, ormai. Ed ecco che nuove figure sono state esternalizzate e altre eliminate. E tra i giovani, chi ha potuto se n'è andato, senza turno over o passaggio di know how nonostante i nostri ingegneri e operai specializzati".

Beppe Vallarelli, che lavora alle Presse, fatica a parlare. "Il silenzio è quello che si sente in fabbrica, tra gli operai. Oggi si lavora su due stampi mentre una volta si lavorava fino a sette. E il silenzio è anche quello dell'azienda nei confronti di noi operai: manca personale, ma non assumono. Da 40 linee ci siamo ridotti a 10 linee, al massimo 12, con straordinari al sabato per recuperare lavoro lasciato indietro perché mancano operai".

Marco Michelutti lavora alla Prototipia e alle costruzioni sperimentali: "Creiamo la fase immediatamente precedente alla messa in produzione. Ma dal 2015 i modelli non ci sono più stati. Dalla fase di Marchionne in poi c'è stato uno spostamento di modelli verso gli Usa e da noi è iniziata la decadenza. In 15 anni siamo passati da 1200 a meno di 300 addetti: abbiamo pochissimo lavoro e proma o poi la prototipazione la faranno altrove. Chiediamo lavoro e investimenti".

Stefano Napolitano invece lavora alle Meccaniche, dove si fanno i cambi. Lì da 12mila addetti e 826mila metri quadri di stabilimento si è scesi a meno di un terzo. "Ci guardiamo intorno con desolazione: c'è il vuoto intorno a noi e siamo passati a 840 addetti, di cui 100 impiegati. Da 1300 cambi al giorno per tre turni siamo scesi a 700 su due turni e 200 nella notte". "Siamo allo sbando, demoralizzati da un'età media di 55 anni e l'incertezza di cosa si farà il giorno dopo. I giovani se ne sono andati con gli incentivi 3 gli altri parlano soltanto di quando e come potranno andarsene". E poi arriverà l'elettrico, che renderà inutile il cambio. "Cosa faremo allora dal 2026? Nessuno ci dà risposte e ci dicono di non preoccuparci. Ma noi siamo preoccupati, eccome".

Pasquale Loiacono sta in Carrozzeria, dove si assemblano: "Siamo circa 3700 lavoratori con quasi 390 operai in cassa Integrazione e altri 400, che erano addetti alle mascherine, altrettanto alle prese con gli ammortizzatori sociali. Per Maserati si producono 70 vetture per tre giorni alla settimana. Se ne sono accorti tutti, siamo al tracollo: lo capisce anche chi bel 2012 ha firmato il contratto Marchionne".

Giacomo Zulianello sta a Mirafiori, ma arriva dalla Maserati di Grugliasco, la ex Bertone. "Era lo stabilimento intitolato a Giovanni Agnelli ed è il primo che stanno chiudendo. Questo dimostra bene quanto conti Torino, adesso, nel mondo Stellantis. Per ora ci sono ancora 45 tra operai e impiegati, ma abbiamo lasciato una fabbrica gioiello che l'azienda ha sacrificato". "Da noi erano entrati circa un migliaio di assunti nel 2000 e quindi siamo quelli che, con 40-45, abbassiamo la media ora che siamo a Mirafiori".

E oggi arrivano gli esponenti del PD, ai cancelli. "Bonaccini e altri vengono a farsi vedere per una loro competizione interna, ma quali sono i risultati? Anche qualche mese fa era venuto Gianni Cuperlo. Ma la situazione non cambia. Gli faremo vedere i volantini dei nostri scioperi".

Massimiliano Sciullo

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