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Attualità | 30 gennaio 2023, 16:54

“Artista estroverso e artigiano poliedtrico”: le ceneri di Guido Odin torneranno in Val Pellice

Il figlio Samy sta organizzando una cerimonia per il 22 aprile, al tempio valdese di Angrogna, seguita dall’inumazione nella tomba di famiglia a Luserna San Giovanni

Da sinistra Samy e Guido Odin

Da sinistra Samy e Guido Odin

Guido Odin è stato “un artista estroverso e un artigiano poliedrico”, per usare le parole del figlio Samy, in primavera le sue ceneri torneranno in Val Pellice e verranno inumate nella tomba di famiglia a Luserna San Giovanni.

Odin è mancato il 2 gennaio 2023, in Francia, dove si era trasferito da quasi 30 anni per raggiungere il figlio e dare una nuova location al loro museo delle bambole antiche.

Samy sta organizzando per la primavera, il 22 aprile, una cerimonia al tempio valdese di Angrogna, suo paese Natale, prima dell’inumazione delle ceneri.

La storia di Odin è ricca di passione e di ingegno. E, pur essendo passati 30 anni dal suo addio alla Valle, molti se lo ricordano ancora con affetto, come l’ex sindaco di Torre Pellice Claudio Bertalot: “Era una persona cordiale e simpatica, disponibile e di compagnia”.

“Mio padre voleva fare studi artistici, ma ha dovuto interromperli, quando è mancato suo papà – racconta Samy –. Lui era giovane e ha iniziato a lavorare alla Mazzonis come disegnatore tessile. Dopo essersi sposato nel 1964, ha preso in gestione il Caffè d’Italia a Torre Pellice (luogo che aveva svolto un ruolo importante durante la Resistenza al nazifascismo, ndr) con Attilio Sibille, che è mio padrino”.

Con il bar ha vissuto la fase delicata del 1968, anno in cui ha aperto, sempre a Torre, la Galleria d’arte Garden, prima in via Caduti della libertà e poi di fronte alla chiesa cattolica. “La Galleria è rimasta attiva fino al 1989, e oltre a dedicarsi alla pittura, mio papà si occupava di fotografia”. Con il suo obiettivo, ha ritratto numerosi scorci o personaggi della Val Pellice, confluiti nei suoi libri fotografici come ‘La pietra e la voce’ o ‘Mon Pays’. Ma esprimeva la sua creatività anche da costumista per trasmissioni tv o spettacoli teatrali, tra cui quelli del Gruppo Teatro Angrogna.

Nel novembre 1991 con il figlio Samy, che aveva iniziato a collezionarle una decina di anni prima, apre un museo di bambole antiche.

Allestito nel piano terreno di casa, a Torre Pellice, resterà aperto per 25 mesi e registrerà oltre 10 mila visitatori. Per dare un futuro e uno spazio adeguato alla loro collezione, la trasferiscono a Parigi, dove il figlio Samy era insegnante e ricercatore universitario. Il Musée de la Poupée apre i battenti il 23 giugno 1994, nell’impasse Berthaud, a pochi passi dal Centre Pompidou. E li chiuderà solo dopo 23 anni, il 15 settembre 2017.

Marco Bertello

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