Economia e lavoro - 08 febbraio 2023, 07:00

Economia digitale, migliora l'uso delle tecnologie in Italia ma resta il nodo competenze

Gli investimenti effettuati nel campo delle tecnologie digitali in questi ultimi anni ha nettamente migliorato il rapporto tra il nostro Paese e il digitale, mostrando tutte le potenzialità del sistema economico nazionale in un'ottica di rinnovamento generale che ha riguardato non solo il settore privato ma anche quello pubblico.

Gli investimenti effettuati nel campo delle tecnologie digitali in questi ultimi anni ha nettamente migliorato il rapporto tra il nostro Paese e il digitale, mostrando tutte le potenzialità del sistema economico nazionale in un'ottica di rinnovamento generale che ha riguardato non solo il settore privato ma anche quello pubblico. Il percorso intrapreso sembra dunque molto positivo, tuttavia resta il nodo della scarsità delle competenze di base, ancora troppo basse rispetto alla media UE.

La digitalizzazione dell'Italia prosegue spedita

Il processo di digitalizzazione del nostro Paese ha subito un'importante accelerazione in questi anni, grazie ai notevoli investimenti messi in campo non solo dalle aziende private ma anche dalle Pubbliche Amministrazioni, che supportate dalle risorse provenienti dall'Unione Europea e dal PNRR si stanno impegnando seriamente a recuperare il gap con le nazioni più avanzate. Molto è dunque migliorato nel giro di poco tempo, con servizi sempre più efficienti in diversi ambiti. Emblematico è ad esempio il successo delle piattaforme di svago e intrattenimento, come quelle di streaming video o le sale gioco di poker e altri giochi tradizionali, che ora offrono non solo la possibilità di prender parte a tornei online, ma anche di approfondire le regole poker Texas e imparare le strategie base. I numeri in continua crescita di questo particolare comparto si associano ormai i trend positivi di molti altri ambiti come l'e-commerce o i servizi pubblici in rete, sempre più utilizzati da un'ampia fetta di popolazione.

La tendenza è favorita da diversi fattori, tra i quali vanno citati senza dubbio il miglioramento delle infrastrutture e della banda larga anche nelle zone che fino a qualche anno fa non risultavano coperte dalla rete internet veloce e la disponibilità di device sempre più efficienti e alla portata di tutti, smartphone in primis, come dimostra il fatto che le connessioni da mobile hanno ormai pareggiato se non superato quelle provenienti dai dispositivi fissi.

Il boom dei servizi pubblici online

Si è fatto riferimento al settore pubblico come uno dei maggiori protagonisti della rivoluzione digitale di quest'ultimo triennio: sono proprio le PP.AA. infatti ad aver migliorato il rapporto con le nuove tecnologie in maniera anche piuttosto rapida, riducendo sensibilmente il gap venutosi a creare nel tempo con gli altri settori. Se pensiamo a come solo qualche anno fa risultava impossibile seguire pratiche o effettuare richieste online senza recarsi presso gli uffici pubblici, ci rendiamo conto degli enormi passi in avanti fatti in questo senso grazie a un accurato piano di rinnovamento che ha riguardato un po' tutti gli enti.

L'INPS, per esempio, mette già da tempo a disposizione un portale e un'app che consentono di comunicare rapidamente con gli uffici e di avviare le pratiche per i diversi tipi di prestazioni previdenziali, così come l'Agenzia delle Entrate ha ridotto le distanze con una piattaforma interamente dedicata a cittadini, imprese e liberi professionisti. Come dimenticare poi l'exploit di servizi pratici come PagoPA, l'app IO o il sistema di identificazione digitale SPID, oppure la possibilità di richiedere documenti e certificati online ai Comuni, tutte novità che hanno profondamente cambiato il rapporto tra cittadini e istituzioni. Bisogna tuttavia considerare anche alcune criticità sulle quali sarà importante lavorare sin da subito per dare un'ulteriore spinta a questo cambiamento.

 

Sicurezza e competenze: i nodi da risolvere

Due sono le problematiche più evidenti da considerare nel processo di digitalizzazione del Paese: la cybersecurity e la scarsità di competenze digitali che ancora si registra in un'ampia fetta della popolazione. Per quanto riguarda il primo punto, il riferimento è ai rischi tuttora esistenti in termini di privacy dei dati personali e di possibili truffe e raggiri che corrono online, temi che con la crescente diffusione di internet vengono ulteriormente amplificati. Da questo punto di vista molto è già stato fatto introducendo protocolli di sicurezza molto più rigidi che in passato, tuttavia le continue evoluzioni messe in atto dagli hacker non permettono di abbassare la guardia e non è dunque possibile pensare di non aumentare gli investimenti nel settore.

Altrettanto significativo è però anche il fatto che l'Italia sia solo 25esima su 27 Paesi UE per ciò che riguarda le competenze digitali di base e il capitale umano: solo il 46% dei cittadini italiani dimostra infatti di avere conoscenze di base e ciò, ricollegandosi al punto precedente, rappresenta non solo un problema per una diffusione ancora più ampia dei servizi online ma anche un maggior rischio di errori e ingenuità che possono favorire i malintenzionati. Inoltre le stesse aziende riscontrano difficoltà nel trovare specialisti in grado di gestire correttamente le evoluzioni informatiche e digital, tanto da essersi creato uno sbilanciamento tra domanda e offerta, una situazione paradossale se si considera il quadro occupazionale italiano. Anche in questo senso occorrerà dunque lavorare in maniera strategica per far sì che già a livello scolastico e universitario si possano porre le basi per formare i professionisti in grado di traghettare l'Italia verso il futuro.