Il colore giallo ocra, una pianta trapezoidale e dimensioni estremamente esigue, coi 16 metri del prospetto frontale in via Giulia di Barolo, il laterale più ampio, largo 4,35 metri, in corso San Maurizio e quello più stretto, che misura soli 54 centimetri.
E’ l’edificio che i torinesi hanno scherzosamente ribattezzato “fetta di polenta”, proprio per la sua somiglianza a questo piatto tipico settentrionale. In passato esso era conosciuto anche come “Casa Luna” o “La Spada”. Il suo vero nome, però, è casa Scaccabarozzi, dal cognome di Francesca, moglie di Alessandro Antonelli, il progettista della Mole, cui fu commissionata anche l’ideazione di questo edificio.
Oltre all’appellativo affibiatogli, anche la sua storia è alquanto bizzarra. Risalente al 1840, la “fetta di polenta” è frutto della genialità e dell’estro del suo progettista che, a causa delle esigue dimensioni del terreno a sua disposizione, e sfumato l’acquisto del lotto attiguo, decise di testare le sue abilità cimentandosi in questa costruzione.
Essa si compone, in totale, di nove piani (di cui due ipogei, ossia sotterranei), costruiti nell’arco di quarant’anni circa. Noto anche per aver ospitato, al pian terreno, il Caffè del Progresso, ritrovo di carbonari e rivoluzionari, per diversi anni divenne la residenza di Antonelli e di sua moglie, che vi si trasferirono per dimostrarne la stabilità ai più scettici.
Nel corso degli anni, poi, furono numerose le conferme della sua solidità, data, appunto, dai suoi due piani interrati: resistette, infatti, indenne all’esplosione della Regia Polveriera di Borgo Dora, avvenuta il 24 aprile 1852, poi al sisma del 23 febbraio 1887 ed infine ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Concepito inizialmente con un’abitazione per piano, collegati gli uni agli altri da una scala a forbice in pietra, nel tempo Casa Scaccabarozzi ha subito diversi cambiamenti nelle destinazioni d’uso, anche a seguito di numerose ristrutturazioni.
Unica al mondo per la sua originalità, attualmente fa parte degli edifici tutelati dalla Soprintendenza dei Beni Architettonici e Culturali, ed è utilizzata come abitazione privata e, in parte, come galleria d’arte contemporanea.
Attualità - 24 febbraio 2023, 19:00
Quando una "fetta di Polenta" non si gusta, ma si ammira: la storia della casa più strana di Torino
Chi ci ha vissuto? E chi ci vive oggi? Tutto quello che c’è da sapere su questo bizzarro e unico edificio torinese
La Fetta di Polenta (foto di Fabrizia Di Rovasenda, MuseoTorino)