270 anni di storia, comunità e preghiera: la parrocchia di Santa Maria di Pinasca celebra la ricorrenza con un anno santo parrocchiale a partire da domenica 19 marzo per tornare a stare insieme, dopo il Covid.
Esistono testimonianze della pieve di Santa Maria di Pinasca già dall’inizio dell’XI secolo, allora alle dipendenze della Diocesi di Torino. La parrocchia venne requisita dai Valdesi nel 1565, e restituita al culto cattolico per mano regia nel 1595; analoghi tentativi di usurpazione e saccheggi si susseguirono tra la fine del secolo e l’inizio di quello successivo. Verso il 1750, anche grazie a larghe oblazioni del conte Luigi Piccone di Perosa, la chiesa parrocchiale di Pinasca venne ricostruita nelle attuali forme, e consacrata come parte della neonata Diocesi di Pinerolo l’otto luglio 1753 dal vescovo D’Orlié. Nel 1870 il campanile venne innalzato di cinque metri grazie per decisione e finanziamenti comunali, insieme al collocamento di un orologio a quattro sfere, fermo dal 1943 e riportante ancora oggi i segni della guerra.
“Potrebbe sembrare curioso il voler festeggiare il 270° anniversario, invece del 250° o 300° – spiega il parroco di Pinasca don Giuseppe Rizzi –, ma il motivo principale di questa celebrazione è il voler ricostituire al più presto una comunità che con la pandemia si è disgregata: abbiamo bisogno ora di riportare speranza e socialità al nostro territorio”.
L’anno giubilare prevederà diversi momenti di celebrazione, religiosi ma anche culturali e artistici, con concerti, conferenze teologiche e storiche, con la manifestazione principale nella giornata dell’otto luglio, giorno esatto della ricorrenza. Domenica 19, prima della celebrazione eucaristica, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero aprirà la Porta Santa, e verrà suonato il corno ebraico Jobel per dare inizio al Giubileo. “Nel nostro piccolo cerchiamo di fare il possibile per la nostra comunità, collaborando con la Caritas di valle che ha sede a Dubbione e con il gruppo di volontarie che tutti i mercoledì si ritrova qui per socializzare o produrre piccoli lavori da vendere per finanziare la parrocchia o fare beneficienza sul territorio – conclude il parroco –. Non possiamo sapere come le persone reagiranno e parteciperanno a quest’anno di iniziative: il 19 marzo del 2024 ci ritroveremo e speriamo di poter dire che avrà funzionato, ma non per la parrocchia, ma per tutte le persone che a essa si saranno riavvicinate e avranno ricominciato a trovare speranza nella loro vita”.