Il Salone del Libro è da sempre "pluralista" e non "ha e non deve avere colore politico". Così il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, è intervenuto in Sala Rossa durante la richiesta di comunicazioni sulle contestazioni di sabato alla ministra Eugenia Roccella.
Attivisti e attiviste di Extinction Rebellion e Non Una di Meno sabato hanno dato vita a un sit-in davanti allo stand della Regione, dove era previsto l'incontro con l'esponente del Governo Meloni: sono 29 i manifestanti denunciati.
"Miglior risposta l'ha data Torino affollando i padiglioni"
"La miglior risposta alle polemiche - ha sottolineato Lo Russo - l'ha data l’intera città di Torino, affollando i padiglioni della Fiera". "Il programma - ha continuato - dimostra che tutte le idee hanno cittadinanza e devono continuare ad averla e a noi, come rappresentanti delle istituzioni prima ancora che di una parte politica, compete farci garanti che questo possa continuare, perché questa è l'essenza stessa del Salone di Torino".
Il sindaco, ribadendo come la kermesse libraria non abbia colore di parte, ha aggiunto: "non c'è e non ci deve mai essere la volontà di appropriarsene". "In questi 35 anni di vita del Salone - ha concluso - sono cambiati i colori politici dei governi nazionali, di quelli regionali e di quelli comunali. Quando la politica ha assunto una connotazione prettamente istituzionale, ha fatto sempre del bene al funzionamento e alla crescita del Salone, quando invece assume altre connotazioni, di parte, non produce mai effetti positivi".
La minoranza
Per il consigliere di Forza Italia, Domenico Garcea è un "fatto grave aver impedito a Roccella di parlare", chiedendo poi che la Sala Rossa ospiti la "presentazione del libro" del ministro. A fargli eco gli esponenti di Fratelli d'Italia Enzo Liardo e Giovanni Crosetto. Per Liardo "attaccare un ministro è come attaccare tutti noi, che rappresentiamo nel nostro piccolo le istituzioni", mentre per Crosetto "il Salone del Libro ha avuto una chiara connotazione politica" perché Lagioia ha deciso di giustificare ulteriormente "ciò che è successo, cioè l’impossibilità, tramite violenza, di manifestare liberamente il proprio pensiero".
Ravinale (SE): "Problema di tenuta democratica"
A schierarsi a fianco delle manifestanti la capogruppo di Sinistra Ecologista Alice Ravinale, che ha detto: "Davvero stiamo discutendo del fatto che la contestazione di sabato avrebbe impedito alla Ministra Roccella di tenere la sua conferenza? Come se potesse esserci un problema di libertà di parola per un ministro".
"L’ipotesi di reato per cui sono state denunciate 29 persone - ha proseguito l'esponente della maggioranza - sarebbe violenza privata. Se la notizia fosse confermata, saremmo di fronte a un fatto di inaudita gravità: se un privato cittadino può rischiare quattro anni di carcere per aver contestato con le parole un’esponente del governo in carica c’è un enorme problema di tenuta democratica".
"Siamo preoccupati - ha spiegato la capogruppo del Pd Nadia Conticelli - del clima di tensione che l’inclinazione al pensiero unico delle forze di Governo sta innescando nel Paese".
"La ministra Roccella torni a Torino a presentare il libro, ma risponda anche alle domande delle ragazze sulla 194, sul potenziamento dei consultori, sulla tutela delle scelte delle donne che la nostra Costituzione mette nelle sue mani e che è suo dovere esercitare" ha concluso l'esponente dem.
Russi (M5S): "Salone deve restare indipendente"
Il capogruppo del M5S Andrea Russi ha definito "davvero preoccupante" l'attacco della deputata di FdI Augusta Montaruli contro il direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia. "Il Salone del Libro - ha aggiunto l'esponente pentastellato - è e deve restare indipendente dalla politica che, come dimostra l'insofferenza di Montaruli, non vede l'ora di metterci sopra le mani".
Sul tema è intervenuto anche il sindaco Lo Russo: "Non commento le parole di Montaruli, si commentano da sole".
Dal capogruppo di Torino Bellissima Paolo Damilano arriva un invito ad "abbassare i toni, non solo a Torino, ma anche a livello nazionale".
"La vecchia regola della pubblicità che recita “l’importante è che se ne parli” non funziona, la ribalta nazionale che si è guadagnata la città per questi episodi non fa il bene di Torino" ha concluso.